Mentre l’Italia sprofonda nei problemi reali, la destra si arrocca e la sinistra combatte battaglie simboliche per distrarre dal proprio immobilismo e dalla propria inconsistenza.
C’è qualcosa di grottesco nella politica italiana, e ancora di più nella sinistra odierna, che sembra aver perso ogni contatto con la realtà. Un tempo il movimento operaio lottava per il pane, per il lavoro, per i diritti sociali. Oggi si mobilita per un criminale straniero e lascia che le vere battaglie vengano combattute da altri. Il risultato? Un pantano di ipocrisia, indignazione selettiva e barricate ideologiche su problemi inesistenti, mentre il Paese annaspa tra crisi industriale, disoccupazione e salari da fame. Intanto, la destra trova in questo un buon pretesto per arroccarsi: Meloni è maestra in ciò.
Il Parlamento si ferma per Elmasry, ma non per Elkann
Prendiamo l’ultimo caso eclatante. Il governo italiano è sotto pressione per il rimpatrio di Najeem Elmasry, un generale libico ricercato dalla Corte Penale Internazionale. La sinistra, al grido di “vergogna!” e “melma istituzionale!”, ha bloccato i lavori parlamentari. Una paralisi totale, con la solita retorica sulla “democrazia calpestata”.
Ora, il punto non è se il rimpatrio sia stato giusto o meno. Il punto è: perché lo stesso sdegno non si è visto per il caso Elkann-Stellantis? Il Parlamento ha chiesto per mesi che il presidente di Stellantis riferisse sulle strategie industriali del gruppo in Italia. Eppure, solo ora è arrivata la conferma che il 19 marzo Elkann si degnerà di parlare.
Dove erano i barricaderi della sinistra quando l’azienda annunciava tagli, delocalizzazioni e chiusure di stabilimenti? Perché non hanno bloccato il Parlamento allora? Il Parlamento può bloccarsi immemore dei veri guai attuali del Paese. Ci saranno scuse anche a destra ora per non fare?
Lavoratori dimenticati, criminali celebrati
Questo doppio standard rivela il vero volto della sinistra italiana: una banda di salottieri che si emoziona per cause lontane, per criminali esotici da difendere, ma che si scorda dei disoccupati di Mirafiori e degli operai di Melfi?
Quando si parla di immigrazione, diritti civili e battaglie ideologiche, la sinistra si compatta come un sol uomo, pronta a stracciarsi le vesti. Ma quando si tratta di salari, di sicurezza sul lavoro, di politiche industriali? Allora si divide in mille rivoli, litigando su chi deve comandare nel sottobosco politico. La destra dell’uomo forte è in parte da ciò immune, ma non disdegna all’occorrenza.
Lavorare per i cittadini? Troppo difficile. Meglio costruire narrazioni ideologiche, battaglie mediatiche e distrazioni di massa. Vale a sinistra come a destra.
Le palesi contraddizioni
Oggi la sinistra è più interessata a inventare nuovi diritti che a difendere quelli esistenti. Se esistesse una classifica delle priorità, vedremmo che la difesa di un clandestino pesa più del futuro di migliaia di lavoratori italiani. E guai a farlo notare: chiunque osi dire che il governo italiano non può farsi carico di tutti i criminali del mondo viene immediatamente etichettato come “reazionario”. E la destra sfrutta una simile demonizzazione come comodo strumento di contropropaganda e sotto sotto ringrazia.
Peccato che, mentre giocano a fare i moralisti, a sinistra abbiano perso credibilità. Marx si starà rivoltando nella tomba vedendo la degenerazione di un movimento che un tempo difendeva il popolo e oggi si occupa di fare da megafono alla borghesia progressista?
Mattarella e Berlusconi: gli ultimi baluardi della politica seria
In questo panorama di caos, emergono due figure che, a modo loro, hanno rappresentato un baluardo di stabilità e mediazione: Sergio Mattarella e Silvio Berlusconi.
Mattarella, con il suo stile super partes, ha garantito per anni una guida solida alla Repubblica, facendo da argine agli estremismi e ai populismi. Il suo operato ha permesso di attraversare momenti di crisi istituzionale senza degenerazioni, offrendo sempre un punto di riferimento per la politica italiana.
Dall’altro lato, Berlusconi è stato il vero tessitore del centrodestra, capace di far dialogare anime diverse come la Lega e Alleanza Nazionale, evitando rotture definitive e mantenendo un equilibrio tra le varie componenti. Il suo ruolo di mediatore ha evitato che il centrodestra si disgregasse in mille rivoli, come avviene oggi nella sinistra.
Ed ecco la contraddizione più grande: mentre la sinistra finge di essere unita, ma si divide per una poltrona in più, nel centrodestra è stata la figura di Berlusconi a garantire una certa coesione. Ora che non c’è più, anche quel fronte rischia di perdere stabilità.
Conclusione: sinistra senza futuro
La realtà è che questa sinistra non ha più alcuna prospettiva. È un’armata Brancaleone di ex comunisti riciclati, di borghesi col senso di colpa, di opportunisti alla ricerca di poltrone. Non combatte per la giustizia sociale, ma per i trending topic di Twitter. Non si occupa della crisi industriale, ma di quote particolari nei cartoni animati.
E così, mentre i padri fondatori del socialismo si rivoltano nelle loro tombe, in Italia non c’è più una vera sinistra. Ci sono solo bandierine ideologiche, isterismi mediatici e una classe dirigente che riesce a essere insieme inutile e dannosa. Senza una vera e propria possibilità di alternanza democratica.