La politica “arte di governare sociale” dovrebbe saper scegliere, decidere, trovare soluzioni, in una parola precedere le istanze, invece spesso tarda, rinvia, non vuol decidere, va a rimorchio della magistratura (divorzio, aborto, procreazione assistita, riconoscimenti e adozione minori, unioni omosessuali avvenute all’estero).
Oltre a motivi etici e religiosi, il fine della vita è un grande tema di libertà. Gli antichi, ai tempi di Alessandro Magno, affrontavano con serietà “l’eutanasia” dal greco dolce morte, ponderata per sottrarsi al dolore. Già lo Stoicismo, corrente filofofico spirituale di impronta razionale e panteista, fondata nel 300 ac ad Atene da Zenone di Cizio, riteneva che il saggio si esporrà alla morte secondo ragione, se vittima di grave impedimento, male inguaribile, menomazione. Una malattia impedisce l’uso del corpo come strumento dell’anima. Cicerone diceva che restare in vita a volte è andare contro natura, anche se come dice Ippocrate nel suo giuramento, medico, pur richiesto, non deve procurare la morte Occore dire che allora la medicina non aveva a disposizione medicamenti per prolungare la vita di quei corpi che l’anima aveva già abbandonato. Fabiano Antoniani aiutato dal deputato radicale Marco Cappato per morte volontaria con autosomministrazione di dose letale si è recato In Svizzera, A Zurigo in una clinica per 10.000 euro che accoglie malati terminali per uscire dalla gabbia del corpo. Ora si parla di accelerazione per il testamento biologico, ma tutto molto lontano da quanto fatto in Svizzera.