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CULTURA

Alessandro Carnevale: “Non auro sed ferro”.

di  Gabriella De Gregori

L’ Artista è colui che vede quello che la gente  comune non vede: questa potrebbe essere la chiave di lettura di quanto ci propone Alessandro Carnevale con il suo “Non auro sed ferro”. Le analogie e le assonanze delle lastre in ferro intaccato dalla ruggine suggestiona l’Artista che vede  nel metallo il riflettersi di paesaggi dove il ferro, a volte con la salsedine, subisce delle metamorfosi: attraverso l’abbandono di strutture, macchinari e architetture industriali o semplicemente le mastodontiche gru portuali o dei grandi capannoni industriali riacquistano la loro dignità, si fanno paesaggio suggestivo ai nostri occhi. Più l’osservatore conosce la realtà di certi ambienti più ne coglie la bellezza e ne gusta il sapore e l’odore che sembra emanare dalle lastre:questa è la capacità dell’arte di tramutare il banale nell’eccezionale e far rivivere ciò che è spento o perduto. Sebbene povero il ferro si arricchisce,  grazie alle alchimie tecniche e mentali dell’Artista, e diventa prezioso oggetto d’Arte.

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