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Appunti e Disappunti

Da un po’ di tempo sento personaggi politici che sfottono l’on. Di Maio colpevole, mentre parla, di sbagliare i congiuntivi. Premetto che a me l’on. Di Maio non è per niente simpatico, come quasi tutti i grillini, ma lo sfottò continuo di questi giorni mi sembra, francamente, fuori luogo. Anche perchè oggi non solo i parlamentari, ma anche i giornalisti non hanno grande confidenza con la grammatica e la sintassi italiana. Faccio due esempi un po’ particolari di come ormai non ci sia quasi più nessuno che conosce approfonditamente le regole grammaticali della lingua italiana. Mi riferisco al verbo “stupire” che non è transitivo e quindi non si può dire “mi stupisco”, bensì si dovrebbe dire “io stupisco per”. Stupire infatti significa “riempirsi di stupore” e, quindi, non può essere transitivo. A proposito: se qualcuno non ricorda che cosa sono i verbi transitivi gli consiglio di leggersi un divertente racconto di Alfredo Panzini intitolato, per l’appunto, “Verbi transitivi e verbi intransitivi”. Inoltre, oggi, la maggioranza dice e scrive “insieme a” mentre la forma corretta è “insieme con”. Infatti “insieme” deriva dal latino in simul che regge la proposizione “cum”. E’ anche vero che oggi si tende a privilegiare la teoria della prevalenza della lingua parlata rispetto alle regole arcaiche della grammatica e della sintassi.
Detto questo ho già scritto che Di Maio mi ricorda Irene Pivetti, la quale, quando era Presidente della Camera, sprizzava sicumera da tutti i pori, trinciava giudizi su tutto e su tutti. Oggi è finita a fare la cuoca in TV, dopo essersi candidata capolista della Lega alle elezioni amministrative di Roma (lo scorso anno) ed avere collezionato un flop clamoroso (il 2% o poco più). Non so se Di Maio sappia cucinare, ma quello che è certo che (qualora non gli riuscisse di diventare presidente del Consiglio) non potrà fare il professore di lettere. Tuttavia sfotterlo perchè sbaglia i congiuntivi, anzichè per le sciocchezze che dice, è sbagliato. Il Movimento 5Stelle è, a mio avviso, pericoloso perché non ha la minima idea di che cosa significhi governare. Lo dimostrano i sindaci che sono stati eletti e che non riescono a governare le loro città e quando governano bene, come Pizzarotti a Parma, sono cacciati dal Movimento. A Torino (al contrario di Parma) nessuno trova a ridire sulle scelte del Sindaco Chiara Appendino, la quale smentendo quanto promesso in campagna elettorale ed annullando una decisione del Consiglio comunale sta mettendo in atto il programma di Fassino, attuando le scelte urbanistiche di Corso Francia, al fine di recuperare gli oneri di urbanizzazione per far quadrare i conti del bilancio 2017. Forse nessuno trova a ridire sia perché Chiara Appendino è molto legata (per via del padre) al mondo della Confindustria torinese sia perchè, pare, non abbia firmato il contratto imposto dal Movimento 5Stelle ai suoi amministratori (al contrario della Raggi a Roma e di Pizzarotti a Parma).
Ma d’altro canto, per amministrare bene (senza decrescita felice) servono soldi per i servizi e le opere pubbliche e, come diceva l’Imperatore Vespasiano, pecunia non olet.

 

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