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ATTUALITÀPOLITICA

Come erano più seri i tempi della vecchia “Tribuna Politica”

tribuna politicaChe il mondo sia cambiato in pochi decenni non è una novità. Resta, semmai, da decidere se è cambiato in meglio o in peggio. Personalmente, credo davvero che sia cambiato in peggio, ma ognuno è libero di pensarla come vuole. Anche il mondo della tv è cambiato: da un solo e unico canale, siamo passati a Rai Due, a Rai Tre e a tutte le tv private che ci ubriacano di film, trasmissioni delle più varie (molte, ahimè, anche un po’ insulse): tutto per fare audience che ormai è diventato l’unico e primario obiettivo di ogni televisione pubblica o privata che sia. Audience vuol dire, ovviamente, dimostrare agli sponsor che la loro spesa pubblicitaria è stata ben investita. Ma non voglio certo parlare della pubblicità in quanto tale che, ormai, è arrivata a nausearci nel vero senso della parola e che è, purtroppo, l’unica forza capace di tenere in vita una televisione. Voglio parlare, invece, di tutta quella lunga serie di trasmissioni televisive legate e strettamente connesse al mondo della politica: una politica sempre più incasinata e invasiva dalla quale, però, non possiamo più sottrarci e nella quale dobbiamo rapportarci ogni giorno attingendo le continue novità e aggiornamenti che essa ci propone: ammesso dato e concesso che siano delle novità e non la solita minestra riscaldata come, invece, mi sembra proprio che sia. Anch’io, come migliaia e migliaia di telespettatori, seguo le trasmissioni a sfondo politico: non faccio volontariamente nomi né di trasmissioni né dei loro conduttori perché non voglio fare pubblicità a nessuno e perché mi sembra giusto non farli. Ma chi legge sa bene i programmi ai quali mi riferisco che vanno a occupare, ormai, quasi tutte le serate della settimana.

Ma, prima, vorrei ricordare ai lettori i tempi della “vecchia” “Tribuna Politica” con interviste e relazioni dei vari uomini politici che godevano di nessuna interruzione pubblicitaria ed ove si poteva, effettivamente, ascoltare il pensiero politico di ognuno di essi. Ognuno esponeva il proprio pensiero senza essere interrotto da nessuno: ognuno presentava quanto il suo partito proponeva senza che chicchessia lo interrompesse e senza che la pubblicità sui pannolini o sui dentifrici togliesse loro la parola sul più bello della loro esposizione. Il conduttore che era un vero e proprio moderatore interveniva ben poco se non per annunciare che i 3-4 minuti messi a disposizione erano finiti per passare poi la parola ad altro uomo politico. Conduttori che sapevano fare il loro lavoro e non “recitavano” come, invece, oggi la maggior parte di essi vuol fare ponendosi all’attenzione del pubblico, saltando di “palla in frasca”, dando la parola qua e là a loro piacimento, gridando come delle aquile, passando da un collegamento da una piazza all’altra e non dando la possibilità alle persone di esprimere il loro pensiero fino in fondo, togliendo la parola a chi non va loro a genio e, peggio ancora, palesando spesso chiaramente la loro idea politica.

Ma queste, secondo voi, sono trasmissioni politiche? Sono invece dei grandissimi casini dove si finisce con il parlare tre o quattro alla volta senza rispetto per chi sta parlando e non permettendo agli ascoltatori di seguire con serenità le interviste: c’è più ordine al mercato del pesce! La cosa che ritengo peggiore è questa assoluta incapacità di non saper gestire questo tipo di trasmissioni, ove, ognuno dovrebbe essere in grado di parlare, di esporre tranquillamente il suo pensiero e dove gli altri se ne dovrebbero stare ben zitti fin tanto che non ha finito di parlare! Vero è che è giustissimo fare del dialogo e interloquire nel dibattito per evitare i lunghi monologhi, ma è altrettanto vero che viene permesso di intervenire mentre una persona sta parlando e gridando più forte di lui alla faccia dell’educazione e di quel comportamento che la stessa politica dovrebbe insegnare.

E i conduttori allora cosa ci stanno a fare? Gli va bene così? I responsabili delle trasmissioni non si rendono conto del casino? Perché non si riesce a fare parlare uno alla volta? Con quale educazione uno che sta parlando viene interrotto?

I conduttori di queste trasmissioni non si accontentano più di fare i tali. Vogliono primeggiare, vogliono emergere, vogliono far vedere che loro la sanno più lunga di tutti, pilotando interventi e interviste a loro piacimento e troppo spesso inserendo il loro personale pensiero politico che ai telespettatori non serve proprio a niente e non frega proprio niente! Il fatto di invitare nelle trasmissioni un grande numero di uomini politi incasina ancora di più la trasmissione stessa, perché i tempi di intervento a loro dedicati sono stretti e i loro interventi vengono continuamente interrotti quasi volontariamente non lasciando esporre il loro pensiero fino in fondo.

Questo è l’esempio che diamo ai telespettatori e ai giovani? La correttezza e i principi dell’educazione e della piena trasparenza imporrebbero che, se una persona sta parlando, occorre farla terminare per poi, eventualmente, replicare e criticare quanto si vuole: il tutto, però parlando uno alla volta e nel pieno rispetto degli altri. In tutto sto bailamme, arriva poi, puntuale come un orologio svizzero, la pubblicità che, ormai, gode di tutti i diritti di precedenza assoluti, anche sul Papa o sul Padre Eterno se fosse presente in trasmissione. Va bis ben che esiste il telecomando per cambiare canale perché io, di pannolini e di dentifrici, ne ho le scatole piene! Il pubblico presente in sala? Conta ben poco, se non da contorno! Quando qualcuno del pubblico è invitato a parlare e prende il microfono in mano viene interrotto, viene frenato, se dice qualcosa che il “signor conduttore” non approva, viene smentito seduta stante e magari anche sgridato! Davvero una bella democrazia! Siamo certi di averla voluta così? Se penso, poi, ai costi che hanno queste trasmissioni (nonostante le entrate pubblicitarie) e ai quattrini che prendono tali conduttori, c’è da star male dalla rabbia! L’importante è che la trasmissione duri le ore previste e che gli spot pubblicitari si ripetano a intervalli regolari e continui, per aumentare il così detto fatturato.

Personalmente, e credo non solo io, rimpiango i tempi della nostra vecchia “Tribuna Politica”. Ma, adesso, non c’è più tribuna, c’è un palcoscenico da paesino pieno di attori da strapazzo ove ognuno cerca di farsi notare, di emergere e di dimostrare di essere più bravo dell’altro. Tutto fa brodo! Peccato che sia un brodo immangiabile. Era molto meglio quello della caserma ai tempi “del buono e abbondante”!

Carlo Colla

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