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ATTUALITÀ

Dall’Italia non fuggono solo i “cervelli”: oggi fuggono anche i pensionati

pensioni

Negli anni addietro il nostro “amato” governo (si fa per dire) lamentava la “fuga dei cervelli” dall’Italia. Fior di laureati a pieni voti, giovani preparati e coscienziosi, che, non trovando un lavoro in questa nostra irriconoscente Italia, hanno lasciato famiglia, amici e quant’altro facente parte della loro vita, per trasferirsi nei paesi europei, se non negli Stati Uniti, dove l’offerta di lavoro, in base alla laurea conseguita, era ben più valutato ed apprezzato. Perchè allora stupirsi di questo? Era, ed è tuttora, la logica conseguenza di un’Italia che non ha mai programmato nulla e che non ha saputo valorizzare i nostri giovani meritevoli.

Una fuga di cervelli che perdura anche ai nostri giorni e che impoverisce la nostra nazione, che dimostra, anche qui il suo degrado e la sua inciviltà, incapace com’è di valorizzare i propri figli, i nostri figli. Ma adesso non scappano più dalla nostra Italia solo i giovani laureati, scappano anche coloro che hanno lavorato e servito lo Stato per una intera vita e la cui pensione non basta nemmeno a campare 10-15 giorni al mese. Pensioni “da fame” nel vero senso della parola che non sono assolutamente sufficienti a pagare affitto, bollette, vitto e vestiario e tutte le altre spese, tasse comprese, che affliggono l’esistenza dell’esercito dei nostri pensionati verso i quali lo Stato non ha nessun riguardo.

Ebbene, molti di questi pensionati hanno saputo e sperimentato di persona che in alcuni stati stranieri (e non solo quelli del Sud America) con gli euro percepiti mensilmente con la loro pensione in Italia si vive e si può vivere molto meglio, soprattutto con maggiore dignità, senza essere “sbranati” vivi dalle tasse e dalle gabelle che imperversano in Italia. Come dare loro torto?                                                           Ecco allora che, nonostante i loro settanta anni , i nostri pensionati mettono le loro poche cose nel valigione e fuggono verso lidi migliori: in quei lidi dove le spese di vitto ed alloggio sono di gran lunga minori e dove le tasse si pagano in maniera equa e dove è possibile, nel momento del bisogno, essere seguiti ed aiutati anche da un punto di vista sanitario in maniera continua e più umana.

Alcuni potranno obiettare che “l’erba del vicino non è sempre la migliore” e che, forse, sarebbe meglio restare in Italia. Qui non si tratta di “erba migliore o peggiore”, si tratta puramente e semplicemente che con i soldi delle nostre pensioni non si campa più, o si riesce a campare malissimo ed in modo poco decoroso. Personalmente non condanno certamente chi fa la scelta di “evadere” e cercare fuori Italia una vita migliore: posso, semmai, provare grande tristezza e commiserazione per queste persone che, certamente, a malincuore, lasciano la loro patria, la loro terra, spesso i loro affetti per andare a cercare quella poca agiatezza dopo una vita di lavoro e di sacrificio. Un’emigrazione che sta aumentando: per chi è solo il problema è di ben facile soluzione. Spesso sono le mogli le più decise a restare in Italia anche se moltissime seguono le decisioni del marito.

Ad impoverirsi resta solo e unicamente l’Italia che, in definitiva, proprio se ne infischia, e, che, anzi, sta valutando la possibilità di diminuire le pensioni a coloro che decidono di andare via dall’Italia. Ci mancherebbe anche questo per squalificare vergognosamente l’operato del nostro governo che ben si guarda da aumentare nella giusta misura le retribuzioni mensili delle pensioni adeguandole veramente ai continui aumenti che, ogni giorno, si verificano nei costi della loro vita.

Carlo Colla

 

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