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CULTURA

E il ‘Rigoletto’ si fermò per la maledizione del tempo…

di Laura Sergi

Erano ben lontani dall’immaginare quanto sarebbe successo nel prosieguo della serata, sabato 18 giugno, al Priamàr di Savona, gli interpreti principali del ‘Rigoletto’ di Giuseppe Verdi, titolo di apertura della stagione lirica estiva dell’Opera Giocosa, sotto la regia di Federico Bertolani. Rodolfo Giugliani, Linda Campanella e Roberto Iuliano escono anche alla fine del primo atto per raccogliere i meritati applausi, dopo aver riversato tanta bellezza nel cuore dei melomani. La nostra Campanella, regina in scena, e Giugliani, padre buffone, hanno avvinto gli spettatori specie nella parte che si svolge tra le mura di casa, dove quella lingua così velenosa quando è nel castello del Duca di Mantova, si trasforma e parla della madre mancata all’unica figlia che adora, che è tutto il suo mondo, e che vuole proteggere da ogni male. Ma il momento più bello è stato senz’altro al ‘Caro nome’ (vedi foto di Luigi Cerati) e il pubblico non ha mancato di sottolinearlo. Poi, il tunnel felice: ci stiamo avvicinando alla ‘tremenda vendetta’, dopo aver gustato di Giugliani tutta la parte in cui, al palazzo, cerca di muoversi con indifferenza, onde scoprire dove quella ‘vil razza dannata’ abbia nascosto il suo unico bene. E il suo unico bene ora è lì, e deve cominciare a narrare (e che meraviglia!) di ‘Tutte le feste al tempio’, quando l’insistenza di un giovane nel guardarla le faceva provare i primi palpiti! Ma il tunnel ci presenta il suo rovescio della medaglia, la musica si interrompe, e i primi ad essere mortificati sono i cantanti in scena, che diventano blocchi di ghiaccio; immaginiamoci cosa stia succedendo dietro le quinte, ma immaginatevi voi anche quale sia stato il nostro stato d’animo, tanto che dapprima, per ottimismo, non ci scollavamo dalle sedie, poi ci riparavamo sotto la volta, infine ritornavamo a sederci fidando in un tempo… che non è stato clemente!

L’opera finisce qui, e tutte le premesse di un bel terzo atto, specialmente quando il Duca si incontra con la sorella di Sparafucile (fra i pochi momenti che nella stagione 2013 non ci avevano soddisfatto), si infrangono coi primi fulmini. Così non ascolteremo Sabina Cacioppo (appunto, Maddalena), e neppure Riccardo Ambrosi (sfortunatissimo, che già sicuramente ‘scalpitava’ per il suo ingresso in scena, nella parte pur piccola dell’usciere che annuncia il passaggio verso la morte del Conte di Monterone). Paolo Bergo e Simonetta Baldin sono stati i conti di Ceprano, Romano Franci è stato Marullo, Raffaele Feo ha interpretato Borsa, mentre Elena Rosolin la cameriera Giovanna e Stefano Marchisio Monterone. Per ultimo citiamo il basso Rocco Cavalluzzi, una voce così ‘intrigante’ che giustifica chi parla di lui come di ‘talento emergente’. Il direttore Stefano Romani ha diretto l’Orchestra Regionale Filarmonia Veneta, e il maestro Flavia Bernardi il Coro Lirico Veneto (che purtroppo non abbiamo avuto occasione di applaudire compiutamente).

Forse, da rivedere, la scena del rapimento, con un unico personaggio a salire sulle scale (scene di Giulio Magnetto), e anche il momento in cui canta fuori campo Campanella, dato che il lenzuolo infagottato potrebbe contenere al massimo un bimbo. Qualche dubbio anche sui costumi di Mirella Magagnini, che però ci paiono azzeccati nel vestire di bianco il Conte di Monterone (quasi uno spettro mentre lancia la sua maledizione!), deriso nonostante chieda giustamente conto dell’onta subita dalla figlia e, di ingiustizia in ingiustizia, sarà condannato a morte.

Per metà luglio il calendario annuncia la ‘Lucia di Lammermoor’, di Gaetano Donizetti (il 14 e il 16 la prima e la seconda serata, il 12 l’anteprima), regia di Henning Brockhaus ripresa da Valentina Escobar; Orchestra e Coro del Carlo Felice di Genova, direttore Sebastiano Rolli (maestro del Coro Patrizia Priarone). Saremo già in piena estate, e al riparo da altri inconvenienti ma, in ogni caso, doveroso, un ‘in bocca al lupo’ a tutti fin d’ora, giusto per scaramanzia.

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