Tajani: “Siamo in ottima salute, basta leggere il Corriere della Sera”
Forza Italia, partito azienda per eccellenza, ha deciso di cambiare pelle. Dopo anni di immobilismo, con congressi che si tenevano solo quando il Cavaliere lo riteneva opportuno, ora il partito che fu di Berlusconi si è trasformato in un partito partecipato?
“Abbiamo una classe dirigente di alto livello, tutti i nostri congressi sono partecipati, con successo”, ha dichiarato il segretario Antonio Tajani.
Ma come mai solo ora si fa questa scelta? Forse perché Forza Italia è in crisi? Forse perché il Cavaliere non è più in grado di controllare il partito come un tempo?
Le facce che girano per i congressi sono funeree, vecchi arnesi e giovani che scalpitano senza una meta sicura. I discorsi che si ascoltano suonano come epitaffi scolpiti sulle lapidi del cimitero di Spoon River.
Il Cavaliere non c’è più e non c’è più l’anima del suo partito. Rimane un’ombra che non somiglia nemmeno più a se stessa.
Ma la speranza è l’ultima a morire. Forza Italia si aggrappa al filo della vita, in una ricorsa contro il tempo per sopravvivere.
“Siamo soddisfatti, abbiamo una classe dirigente di alto livello, tutti i nostri congressi sono partecipati, con successo”, ripete Tajani.
Ma è solo una facciata. Forza Italia è un partito in agonia, che sta cercando di aggrapparsi a qualsiasi cosa per non soccombere.
In fondo, è una trasformazione naturale. Il partito azienda era destinato a morire, perché è un modello che non funziona più.
Forza Italia, per sopravvivere, ha dovuto trasformarsi in un partito partecipato. È un cambiamento necessario, ma è anche un cambiamento che segna la fine di un’epoca.
La fine del partito azienda, la fine del Cavaliere, la fine di un’illusione.