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Il punto di BrunoPOLITICA

IL BUFFO ERCOLINO CARLO CALENDA

Carlo Calenda sta davvero esagerando e, come assatanato o unto dal Signore, non perde occasione per menare fendenti a dritta, a manca e al centro.
Il suo modello di comunicazione, progettazione e, persino, di Partito Politico è, come dire Top Down, contrapposto al più umano Bottom Up.
Come dire Io sono Io e voi non siete altro che l’adagio del Marchese del Grillo.
Premesso e confermato che Io (Carlo Calenda) ho ragione e competenze tali da non sbagliare mai, se volete possiamo anche discutere di quisquiglie e problematicità marginali.
Il suo Calenda pensiero è apodittico e conseguenziale: ho fatto bene ovunque sono stato: in Ferrari, in Confindustria, in Europa e come Ministro e non posso non far bene anche in Politica.
Quindi Io, Carlo Calenda devo essere il primo Segretario del nuovo Partito (dell’ormai defunto) Terzo Polo e sul resto discutiamo….
In realtà proprio il Curriculum di Calenda dimostra che la Politica è ben altra cosa dal Management e che Calenda, forse, di politica capisce poco o nulla.
Come racconta con humor british e con arguzia l’on. Maria Elena Boschi, Calenda invitato ad una edizione della Leopolda a Firenze, in uno dei pochi momenti di umiltà, ebbe a confessare “io di politica non capisco nulla” e Meb ironicamente chiosa “anche Calenda a volte dice cose sagge”.
Calenda è fatto cosi: non ha il senso della misura e, in particolare, ha un senso smisurato del suo Egotismo straripante, quasi senza reti di protezione.
Questa volta però è cascato male e ha trovato pane per i suoi denti.
Ecco i fatti! Qualche settimana fa, l’ex Guardasigilli socialista Claudio Martelli, ospite di Mirta Merlino nella trasmissione mattutina de la 7 l’Aria che tira, così rispondeva ad una domanda della Conduttrice se gli piacesse Carlo Calenda.
E Martelli così rispose “Sì, ma è un po’ troppo Ercolino, faccio tutto io, dovrebbe, invece, decidersi a fare un partito e confrontarsi alla pari, discutere con amici e compagni”.
Insomma, una battuta appena scherzosa. Apriti cielo!
Tanti nostri lettori, forse, non sanno Chi fosse “Ercolino” e cosa ci azzecchi con Calenda.
Ci azzecca molto, invece! Per i bambini, come Chi scrive, degli anni ’60, il Pupazzo di plastica “Ercolino sempre in piedi” alto circa 80 cm, regalato da una nota Ditta di formaggi e formaggini con la raccolta punti, era diventato un Cult e un oggetto universale di desiderio.
Quel pupazzo di plastica non era solo un giocattolo. Diventò presto anche un simbolo, una pietra di paragone per certi comportamenti poco rispettabili. Definire qualcuno “Ercolino sempre in piedi” diventò presto un modo di dire di “gente sempre sul punto di cadere ma che tornava sempre in piedi sulla posizione di “rendita” precedente.
Con il linguaggio dell’oggi potremmo definire Ercolino come il Pupazzo più resiliente conosciuto.
Detto di Ercolino, Carlo Calenda che non conosce proprio l’arte di abbozzare e magari sorridere, risponde a Claudio Martelli con inusitata violenza e sbotta “Martelli viene a trovarmi una settimana sì e l’altra pure… poi questi che hanno l’aria di dire quando c’eravamo noi… Martelli faceva parte del PSI e Craxi non era anche lui Ercolino? Ha avuto anche buoni pensieri poi ha fatto un disastro etico… e Martelli era lì sdraiato come un tappetino”.
E Claudio Martelli, stavolta, lo stende! Riprendo pari pari la risposta di Claudio, perché non ha bisogno di ulteriori commenti e nemmeno di particolari sottolineature. Scrive Martelli: “Che dire? Beh, per cominciare, che Calenda è un bugiardo, un bugiardo sciocco perché mente senza motivo. Un anno fa l’ho incontrato due o tre volte, mi ha chiesto di aderire al suo movimento presentandosi come un liberal socialista garantista interessato al progetto dell’Avanti! Gli dissi ci penserò e dopo averci pensato non l’ho più visto né sentito.
Mi ha scritto lo stesso chiedendomi 150 euro per partecipare alla sua cena elettorale, glieli ho spediti pur di evitare di cenare con lui e altre insistenze.
Calenda si sbaglia anche su Craxi: non era un Ercolino, semmai un Ercole, che però conosceva le buone maniere e che guidò il governo dei migliori risultati. Craxi tutti i giorni discuteva con me, con Amato, De Michelis, Formica, Ruggero, Tognoli e tanti, tanti altri socialisti, per non dire con leader e esponenti degli altri Partiti italiani, del socialismo europeo, dei popoli oppressi e del mondo del lavoro. Calenda non discute perché non è capace e al primo confronto perde la testa.
Quanto a quello che lui chiama il “disastro etico combinato dai socialisti” fa riflettere che l’anniversario di Mani Pulite porti sempre delle sorprese: anni fa Francesco Borrelli, l’inflessibile capo di Mani Pulite, confessò: “Dobbiamo chiedere scusa agli italiani: non valeva la pena di buttare il mondo precedente – quando appunto c’eravamo noi – per cadere in quello attuale” dove appunto c’è anche Calenda.
Il quale Calenda dopo tanto spacciarsi a garantista all’improvviso si erge a moralista e crede di poterselo permettere perché, come racconta tutto tronfio, illustrando il suo progetto etico “Raccolgo ogni anno due milioni di contributi privati”. Niente di nuovo: come diceva il vecchio Kant, il politico morale cerca almeno di conformare la sua azione all’etica, il politico moralista adatta la morale a quel che gli conviene.
Calenda non sa nemmeno immaginare quali fossero i rapporti umani nei partiti democratici. E’ cresciuto come un cortigiano scodinzolante, prima davanti a Montezemolo poi a Renzi. Ora crede di elevarsi insultando tutti, ma resta il cortigiano cafone che è sempre stato. Chi lo conosce lo evita, ma se proprio vuole il resto del carlino io ci sono.”
BRUNO SPAGNOLETTI

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