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Il califfato di Tripoli

sbarchi profughiL’Isis cambia mare, ma non metodi. Entra in Libia e come biglietto da visita presenta la decapitazione di 21 Copti (Cristiani Egiziani). A finanziare l’Isis, a formare i terroristi, fornirli di mezzi e guidarli da lontano con satellitare, sono i Paesi del Golfo Persico e in particolare Quatar e Arabia Saudita. Questa è la più grossa contraddizione: sono paesi amici dell’Occidente, ma hanno un senso di colpa, vogliono dimostrare di essere la guida spirituale dell’Islam. L’Italia sta come tutta l’Europa, anzi leggermente meglio, ma per contrastare le voci che danno l’Isis presente a sud di Roma si dice pronta a una azione militare in Libia. Ma che andiamo a fare, a sostenere chi? L’azione militare è, forse, sbagliata meglio se la prima opzione è politica. Infatti, trattare è il ruolo che più ci è congeniale e abbiamo un uomo che conosce bene l’Africa e in particolare la Libia: Prodi. Forse a lui l’Europa doveva affidare i rapporti con l’Africa o per lo meno affiancarlo allo spagnolo Leon in quel ruolo. Già Gheddafi, l’uomo che magari con la forza, usando la sua gente e il peso del petrolio, sapeva mantenere l’ordine nel paese, diceva che nel mondo la Libia aveva due amici: Prodi e Berlusconi Abbattere Gheddafi fu un grave errore e richiama un film di Alberto Sordi del periodo del fine guerra: “con l’armistizio nulla è cambiato, solo gli alleati”. Sembrava che tutti si fossero convinti che i barconi non dovessero più partire, primo perchè offrono copertura a eventuali terroristi, secondo aiutano gli scafisti nei loro loschi traffici e soprattutto si accetta un genocidio in caso di prevedibile naufragio. Invece, è uno scenario terrificante vedere i nostri marinai salvare, trasbordando, i profughi. Gli scafisti pretendevano, armi in pugno, di poter tornare indietro con il vecchio barcone per un nuovo carico. Cosa avrebbe potuto succedere se invece di poveri diavoli truffatori, fossero stati jaddisti veri e avessero preso in ostaggi alcuni nostri militari? Dopo la proposta in ambito ONU di Francia ed Egitto per una task force di pace, sembrava che noi fossimo pronti a una invasione bis. Anzi era dalla guerra coloniale che non si sentiva dire ai nostri politici “abbiamo 5000 uomini pronti a combattere” per rispondere a “siamo in guerra contro i crociati italiani, i nostri sono schierati a sud di Roma”. Meno male che a una più attenta valutazione si è corretto il tiro “senza fretta e con buon senso”. Si è evitato una seconda avventura, lasciare ancora il vuoto (come nel 2011) senza pensare se fosse giusto e soprattutto senza sapere chi si poteva sostenere. Portare uomini in Libia servirebbe ad avere come nemici tutti gli jaddisti del nord Africa e sud Sahariani. Dalla Libia intanto sono scappati tutti come nel vecchio detto “quando la nave affonda i topi scappano”. Unico a restare dicendo “non ho paura, di che devo aver paura” è stato il Vescovo di Tripoli, Martinelli, che ritiene esagerato parlare di 50,000 uomini per contrastarne un centinaio anche se sconsiderati e fanatici. Altresì ritiene che Gheddafi certamente fosse amico dell’Italia e non un folle, Gli Iaddisti pare siano pochi, ma in mezzo a tanto vuoto riescono a fare tanto rumore.

Pino Rosso

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