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Il volontariato, cosa bella e nobilissima

volontariatoSono anni, ormai, che il ministero degli interni con degli spot televisivi più o meno indovinati cerca di inculcare negli italiani lo spirito del volontariato nelle sue più diverse forme. E’ un modo come un altro per lavarsene le mani, della serie “armatevi e… partite”. In parole povere, lo Stato o il Governo che dir si voglia cerca di invogliare la popolazione a svolgere una serie di servizi che lui stesso dovrebbe essere in grado di garantire assumendo dei giovani senza lavoro e favorendo dei corsi di formazione o di aggiornamento per tutti coloro che, non avendo un’occupazione, potrebbero essere impegnati a dare la loro assistenza e il loro aiuto in una lunga serie di servizi sociali e assistenziali di cui la nostra Italia ha estremo bisogno. Ma, ovviamente, tutto questo ha e avrebbe dei costi che i l nostro Governo non ha nessuna voglia di assumersi: molto meglio usufruire di questa mano d’opera completamente gratuita e sfruttare finché si può tutti coloro che hanno la loro disponibilità, convinti che, comunque, il volontariato sia cosa giusta e doverosa, nel portare aiuto e assistenza al nostro prossimo. Volontariato che si può anche espletare nelle società Onlus, negli ospedali, nelle varie associazioni, nelle pubbliche assistenze, nella stessa Asl. Occorre tenere, peraltro, ben presente che per svolgere funzioni di volontariato occorre essere preparati per svolgere certi servizi: anni addietro, a esempio, nelle pubbliche assistenza basta infilarsi addosso un camice e salire su un’autoambulanza per andare a soccorrere i bisognosi. Oggi, chi sale su un’ambulanza lo fa dopo mesi e mesi di preparazione, superando degli esami e con delle precise abilitazioni ricevute sia dalla pubblica assistenza sia dall’Asl: esistono anche da parte dei soccorritori delle precise responsabilità avendo a che fare con la vita altrui. Ma se è giustissimo che i volontari siano persone preparate, sarebbe altrettanto giusto e doveroso non soltanto chiedere tempo e sempre maggiore professionalità, ma dare anche loro qualcosa. Il dare non significa certo dare incentivi economici, perché nella parola volontariato è implicito il fatto di offrire del tutto gratuitamente il proprio tempo e il proprio impegno: andrebbero studiate delle formule tali da non gravare economicamente, ma capaci di “gratificare” l’opera di tutte le persone che operano nel sociale con quell’impegno, quella volontà e quell’abnegazione che solo i volontari sono capaci di evidenziare. Vorrei fare degli esempi banali. Perché non regalare uno o due giorni di ferie in più all’anno a chi svolge tantissime ore nell’assistenza agli anziani o nelle pubbliche assistenze? Perché non fare annualmente una breve, ma significativa cerimonia dove l’amministrazione comunale o chi per lei non consegni un semplice diploma e una medaglietta a tutti coloro che, per un intero anno, hanno dato la loro attività e il loro tempo rubandolo alle loro famiglie o facendo altre rinunce a favore del loro prossimo? Perché non riconoscere pubblicamente l’enorme lavoro che i volontari svolgono quotidianamente sostituendosi a uno stato che brilla solo per il suo assenteismo e per il suo disinteresse verso il mondo dei malati, degli anziani e dei disabili? Certamente, chi fa del volontariato e lo fa in maniera convinta e seria, non lo fa certamente per avere incensamenti ed elogi: a tutti, però, credo, farebbe molto piacere se questa loro attivi, che è e resta nobilissima, fosse, almeno, riconosciuta ufficialmente dalle istituzioni per le quali, forse, “tutto è dovuto”. Istituzioni che, però, nel momento della necessità e del bisogno riescono a defilarsela sempre, restando spesso sorde e insensibili. Non basta fare del proselitismo con qualche annuncio televisivo: il volontariato va incentivato anche con degli stanziamenti economici per comperare, a esempio, abbigliamento e mezzi necessari a poter svolgere il volontariato stesso. Le stesse pubbliche assistenze, per mancanza di mezzi, non hanno i fondi necessari a comprare tute, scarpe antinfortunistiche e quant’altro che è assolutamente necessario, e previsto per legge, per poter espletare le funzioni di volontario. La recente riforma, per esempio, della Croce Rossa Italiana ha lasciato la stessa peggio di prima, in un mare di guai e di problemi gravissimi che sembrano essere di ben difficile soluzione: la stessa Cri non è in grado di fornire il vestiario a tutti coloro che intendono svolgere il loro servizio. In poche parole, chi fa del volontariato, o volesse farlo, dovrebbe, perlomeno, essere messo nelle condizioni migliori per poterlo fare: invece, troppo spesso, tutto è lasciato a quell’improvvisazione classica della nostra Italia che sola buona volontà di pochi, a volte, è in grado di risolvere. Alcuni iniziano con coraggio e grandi stimoli per poi lasciare, stanchi e amareggiati: è il fallimento del volontariato! Ma, grazie a Dio, il volontariato è un osso duro a morire e sono in molti che si avvicinano a questo mondo nella certezza e nella piena convinzione che portare aiuto e sostegno a chi ne ha bisogno sia il modo migliore per vivere la propria esistenza nell’ottica della cristianità, convinti che, a loro volta, quando ne avranno bisogno, troveranno persone in grado di dare loro quell’aiuto che loro stessi hanno dato per tanti anni. Tutto il bene che si fa, un domani si dovrebbe anche ricevere! Almeno si spera! Ma lo Stato, spot a parte, faccia veramente qualcosa di tangibile per farsi sentire vicino al mondo del volontariato, troppo spesso solo a risolvere i grandissimi problemi nei quali si dibatte. C’è chi sostiene che il volontariato fa sì che lo Stato non assuma personale e dipendenti creando così nuovi posti di lavoro anche se saltuario: costoro dicono praticamente che nessuno dovrebbe fare il volontario costringendo lo Stato a prendere dei provvedimenti per provvedere, almeno, ai servizi più urgenti e importanti. Sarà pur vera anche questa osservazione, ma a patire di logici ritardi e mancanze sarebbe solo l’utenza, ovvero anziani e disabili che necessitano quotidianamente di essere seguiti ora per ora. Chi fa volontariato non lo fa certo per togliere lavoro ad altri, lo fa perché ci crede e ne è convinto. L’importante sarebbe che le stesse istituzioni fossero convinte dell’assoluta necessità di questi servizi che non possono avere ritardi e mancanze.

Carlo Colla

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