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ATTUALITÀ

La crisi. Solo il nome ci spaventa. E cio’ che spaventa indebolisce.

di Loretta Ramognino

Premetto che ho vissuto la crisi in pieno.

Non mi sono fatta mancare nessuna delle conseguenze economiche, lavorative, psicologiche che la crisi che stiamo vivendo da tempo ha portato con sé.

Come da copione ho visto il mio lavoro ventennale prima essere attaccato, poi tremare visibilmente, poi bisognoso di cure tempestive e provvedimenti drastici. Dopo l’accanimento terapeutico ho assistito alla sua morte cerebrale seguita da quella fisica.

Ho visto al rallentatore una morte annunciata che avrebbe portato il completo sconvolgimento del mio “ status quo” e di quello di molte altre persone che hanno combattuto davvero eroicamente per contrastarla e per vincerla.

Perché la loro vita precedente non risultasse vana.

Hanno perso.

Quindi non parlo dall’alto dello scranno di quelle poche attività ancora miracolosamente non toccate, ancora in grado di fornire ai dipendenti una busta paga che permette in parte di programmare il futuro. Un bene preziosissimo che concede il sonno e l’equilibrio.

Una realtà data troppo per scontata da chi vive la crisi senza esserne guardato intensamente negli occhi, senza che lei punti il dito e scelga per  giustiziare.

Io sono stata in prima linea.

Siamo in tanti ad avere prima sentito il suo alito sul collo e poi le sue fauci taglienti. Come i vampiri le vergini.

Ho cercato di tamponare la ferita profonda , ho tentato faticosamente di risalire un baratro che puo’ non lasciare scampo.

Sono stata sorretta dal niente mentre tentavo di ricostruirmi .

E’ stata, ed è ancora, una delle più grandi fatiche della mia vita.

Persevero. Si continua sempre quando manca la possibilità di scegliere.

Ma c’è una cosa che non voglio più fare: continuare ad avere rapporti con lei, sottostare alla sua tirannia, averne paura.

Non voglio darle importanza, non voglio nutrirla col mio terrore che paralizza, né , cosi facendo, darle potere.

Ho intrapreso un altro viaggio e aperto un altro capitolo.

Ho bisogno di emozione e non di paura.

Non devo intravedere , spaventata, la fine di qualcosa che non è ancora nato. Devo vederne la vita e la crescita.

Sono sola e non la faro’ entrare nelle mie cellule per inquinarle e paralizzarle.

Ho deciso di decidere. Io in prima persona e non lei al posto mio.

E’ uno spettro che mi fa ancora tiri mancini e rallenta la corsa, ma io non impreco contro la sorte né contro Dio.

Non grido, non bestemmio, non la maledico.

Non le faro’ bere ancora le mie lacrime di sconfitta per dissetarla e renderla più forte.

Non voglio che gli altri la chiamino in mia presenza, non voglio farne argomento di discussione.

Io progetto e creo senza  ascoltare la sua voce né i suoi portavoce.

Se  intende rimanermi accanto lo faccia, ma io la ignorero’.

Non mi impedirà di rifarmi il futuro né di limitare la mia meta.

Eventualmente potrà solo rallentarmi, ma arrivero’ ugualmente perché ho deciso di credere in me e non in lei.

Non mi impedirà di ridere, né di fare l’amore , né di guardare l’alba di un giorno qualsiasi.

Stia accanto a me , ma non le terro’ compagnia, non le daro’ il posto migliore, non preghero’ per la sua scomparsa.

Non faro’ nulla che possa ancora rafforzarla e non andro’ a letto con il demonio.

Non le faro’ la guerra né la contrastero’.

E’ continuando a vivere, a fare progetti,a creare e ad emozionarmi che la rendero’ piccola piccola nella sua miseria e nel suo sapore di morte.

Come disse Madre Teresa : “ non faro’ mai una marcia contro la guerra, ma saro’ sempre disponibile a fare una marcia per la pace”.

E’ il punto di vista.

E’ l’universo che risponde ad una preghiera

Sono le posizioni che diventano protagoniste

E’ la rotura di schemi mentali sbagliati e perdenti

E’ la resa.

No crisi… Tu di me non farai più quello che vuoi.

E su di te il silenzio.

Per chi volesse acquistare il mio libro sul licenziamento e su come l’ho affrontato, soprattutto a livello psicologico, ma anche sul piano pratico, puoi contattare l’autrice al num. 339 4656895

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