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La morte di Giorgio Napolitano

Un ricordo di chi lo avvicinò

Dunque sei andato via anche tu, Signor Presidente, oggi 22 settembre 2023 dopo 98 anni vissuti da grande intelligenza, serietà e garbo nobiliare che ti era dovuto.

Pochi sanno e io so! Ma non è questo il momento del dire! Lo farà la storia.

Eri un uomo colto, fornito nel senso proprio del termine, ovvero curato, raffinato, elegante: ti chiamavano per qualche Ragione Re Giorgio 1°.

Ma sapevi essere anche tagliente e severo, come quando io ti ho ascoltato nel Comitato Centrale del PCI del Novembre 1969 sulla Quistione della diaspora del “Manifesto”.

La dialettica senza esclusione di colpi tra Te e Pietro Ingrao, per me appena ragazzo a Roma a 20 anni esatti è restata la più bella lectio Magistralis della mia vita.

Mi ricordo ancora il mio pianto per la radiazione delle compagne e dei compagni del Manifesto Aldo Natoli, Rossana Rossanda, Luigi Pintor e Lucio Magri.

E, ricordo, soprattutto la tua mano paterna sulla mia testa mentre io piangevo e tu con passo maestoso uscivi dal grande salone del C.C. del Bottegone alle Oscure vie.

Mi viene da sorridere perché, qualche anno dopo, confessai a mia Mamma, peraltro era del 1925 esattamente come Giorgio, che lavoravo alle Botteghe Oscure e Lei si era impaurita tantissimo perché lavoravo alle “oscure” e non volevo più fare il Medico!

Il …. ’69…mi toccò pure fare l’ultimo comizio con Aldo Natoli a Torpignattara alla vigilia della sua Radiazione dal PCI.

Lo ricordo nitidamente perché quel giorno, nella piazza dei Geografi gremita di Popolo sino all’inverosimile, le forze dell’ordine bloccarono il traffico e la Casilina e successe che mia zia Lina, la dottoressa sorella di mio padre, ferma con la Ferrari di suo marito, mio Zio acquisito, Prof. Pino Rocco, primo Assistente del Prof. Valdoni alla Clinica 2 del Policlinico,  mi vide mentre facevo il Comizio del PCI. ..”Orrore Contessa di Torre Gaia” telefonò a mio Padre e gli disse ” Guarda Tarquinio che tuo figlio Bruno a Roma non mi sembra che frequenti molto Medicina per seguire le orme dello Zio, perché l’ho visto io, con i miei occhi…fare il comizio per i Rossi Comunisti”! Ed era vero…io volevo fare Filosofia anche se nei due anni di medicina pur avevo dato gli esami di Biologia, Chimica, Fisica e Anatomia 1….prima di mollare tutto e correre dal Barone Rosso Lucio Colletti e dal mio amico grande Filosofo e giornalista di Rinascita e della Unità che fu, che pur adesso mi legge Bruno Gravagnuolo 👊

Ma basta pure con i ricordi personali!

Con la riunione del Comitato Centrale del PCI del novembre ’69, si chiuse anche la mia fase giovanile “sinistrorsa”;  la FGCI di allora era ospitata nel Palazzo di via dei Frentani di proprietà della mitica Federazione Romana del PCI dove io a 20 anni già lavoricchiavo ed era a 300 metri dalla Sapienza e a 50 metro dalla Storica Sede de l’Unità e di Paese Sera.

Fu cosi che cominciai a frequentare la destra riformista del PCI che a Roma aveva 4 Torri di prima grandezza il mitico Segretario Renzo Trivelli, il calabrese Ugo Vetere, poi Sindaco di Roma, il “burino” Luigi Petroselli, Segretario Regionale del PCI del Lazio e poi Sindachissimo di Roma e poi una persona straordinaria di una disarmante bontà d’animo connaturata e mai giustapposta (per dirla con il filosofo marxiano tedesco Karl Korsch) ad una furbizia politica da Oste dei Castelli Romani, il mitico responsabile della Organizzazione e vero padrone del PCI romano negli anni ’60 e ’70 Franco Raparelli, il braccio della potenza del PCI che fu!

Franco mi iniziò alle diete romane 🤣 a base di amatriciana, pajata, cicoria saltata, puntarelle, agnello a scottadito, porchetta, porcellino al forno, saltimbocca, gnocchi, tonnarelli, cacciagione dei Castelli uccellini, beccacce, quaglie e vino rosso di Olevano Romano e…fu cosi che i 4 della Avemaria Comunista Ortodossa ( Trivelli, Vetere, Petroselli e Raparelli) mi convinsero ad abbandonare le simpatie per Pietro (Ingrao) e l’amore profano per Rossana Rossanda e mi convertirono alle politiche moderate e riformiste della destra comunista di Giorgio Amendola e Giorgio Napolitano….al punto di farmi fidanzare con la figlia  bellissima di Pietro Amendola …Antonella Amendola oggi giornalista del Gruppo Editoriale del Corsera ed allora studentessa di Filosofia con me e Bruno Gravagnuolo che, invece, senza una lira in tasca mi portava in Piazza SS. Apostoli alla Birreria Peroni strafogarci del piatto più economico : fagioli con cotiche e salsicce!

E dai primi anni ’70 fino alla mia radiazione del 1990, voluta da Axel,  per i miei dialoghi sulla Unità Socialista  con il Direttore dell”Avanti, Roberto Villetti e con Ughetto Intini, militai sempre e comunque, senza se e senza ma….nella Componente (?) Che suona meglio di Corrente “Migliorista” di Giorgio Napolitano.

Voglio ricordare Giorgio alla orazione funebre di Giorgio Amendola perché fu proprio Lui Giorgio Primo Re e Presidente della Repubblica Italiana nata dalla Resistenza ad inventare la locuzione dell’addio con “Ciao” mai usata prima in un funerale comunista.

Ciao Giorgio, Riposa in pace!

Bruno Spagnoletti

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