Please assign a menu to the primary menu location under menu

Archivi

Il punto di BrunoPOLITICA

L’attentato al primo maggio 2023: da festa del lavoro a festa dal lavoro

Mentre mi accingo, just in time, a scrivere l’articolo sulla festa del 1° maggio, mi sforzo di decodificare il significato del “2023” e i segnali, i messaggi semantici inviati dal Governo in essere nelle ultime settimane.
Tra qualche ora, oltre alla revisione ed alla rimodulazione strutturale del Reddito di Cittadinanza, alle misure sulla sicurezza del lavoro (non meglio specificate), agli incentivi fiscali per le nuove assunzioni di giovani under 29 e al taglio di un punto o poco più (3,5 – 4,5 miliardi) del cuneo fiscale per i redditi da lavoro sino a 35 mila euro; beneficio che dovrebbe garantire un aumento lordo mensile delle buste paga ( senza effetti indiretti sulle 13me e altre voci) di circa 65/70 euro ad personam da luglio a dicembre 2023, si è realizzato un inquietante vulnus sui diritti giuslavoristi che regolavano le normative dei Contratti di Lavoro a tempo determinato, che pur rappresentano quasi l’85% delle nuova assunzioni. Il tam tam della Propaganda era chiaro da settimane, come era esplicita la motivazione semantica di operare chirurgicamente la Riforma del Lavoro, a spizzichi e bocconi, proprio nel giorno del primo maggio! Non ci voleva il Mago di Oz per capirlo: ecco perché non riesco a comprendere la risposta delle OO.SS CGIL CISL UIL sia nel metodo che nel merito. Landini & Company non hanno scusanti! Era chiaro che un incontro convocato la sera della vigilia del Consiglio dei Ministri, non poteva avere alcun connotato di concertazione di provvedimenti già “chiusi in cassaforte”, e tantomeno, le misure già decise, avrebbero potuto essere modificate o stralciate come richiesto dalle OO.SS dei Lavoratori.
L’incontro della sala verde di Palazzo Chigi alle 19 della domenica 30 aprile era oggettivamente un inutile riunione di routine per dare una parvenza formale, un rito inutile e un profilo di maquillage inclusivo a un negoziato sul Lavoro mai nato! Ecco perché, almeno dal mio punto di vista, sarebbe stata più dirompente e chiarificatrice una alternativa decisione unitaria di non andare all’incontro; una decisione che non c’è stata o che non si è avuto il coraggio di assumere, motivare e socializzare. Più ci penso, analizzo le misure assunte e più mi convinco: è stato un errore strategico aver accettato l’invito di ieri sera nella sala verde di Palazzo Chigi; sarebbe stato “significativo e mobilitante” se si fosse dato,in esplicito, un netto segnale di discontinuità su “un rito” che era diventato del tutto inutile e fuorviante. Come spesso accade per i cosiddetti “duri & puri”, Landini non ha saputo decodificare la mutazione strategica di ieri sera e avere il coraggio necessario per rompere gli schemi consolidati. So bene che il mestiere del Sindacato è negoziare e strappare miglioramenti nei diritti dei lavoratori attraverso la contrattazione e le soluzioni della cucina negoziale. E so, altrettanto bene, che non è il Sindacato che sceglie o può scegliere le controparti imprenditoriali date o i Governi scaturiti da un Parlamento eletto democraticamente dal voto del Popolo Sovrano. E so bene, inoltre, che se necessario, il Sindacato deve incontrare anche il Diavolo, qualunque sia l’immagine che sceglie di darsi, ma non con una scelta così masochista nota ex-ante. Io stesso ho incontrato il Diavolo, sotto molte sembianze, nel mio lungo percorso di Sindacalista della CGIL, ma lo sapevo e lo scontavo in forme volute, consapevoli e preventivabili.
Dispiace che nella occasione dell’incontro di ieri sera con il Governo, anche la CGIL si sia omologata al turpe “gioco” delle Parti e si sia resa connivente con “la Grande Bruttezza” del film andato in onda a reti unificate ieri sera. Ecco perché oggi 1° maggio 2923, in Italia non c’è nulla da festeggiare: dopo la stantia messa detta con l’incontro inutile tra Governo e OO.SS Confederali CGIL CISL UIL & ALTRI, il Governo di Destracentro, infatti, ha proceduto a varare le misure di ulteriore precarizzazione del Mercato del Lavoro, già annunciate urbi et orbi; ed a togliere gli ultimi paletti di dignità ai Contratti di Lavoro (causali), rendendo completamente precaria e incerta la storia lavorativa di giovani, immigrati e lavoro povero. La mutazione di questo primo maggio è inquietante: da Festa del Lavoro a Festa DAL Lavoro. Direbbero gli amici inglesi della Meloni “First May 2023, on the day of the murdered work! “ Hanno ucciso il 1° Maggio! Dopo 127 anni dalla prima ricorrenza del 1° maggio e dopo 99 anni dalla soppressione e dalla anticipazione al 21 aprile (Natale di Roma) da parte di Mussolini Dux, oggi la Festa del Lavoro subisce una ferita mortale che grida vendetta e la subisce per mano dei  conservatori di destra e dei sovranisti oggi al Governo della Repubblica. La reazione dei Sindacati è tardiva, incerta e insufficiente, ma anche stucchevole e di pura facciata.

Rispondi