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Il punto di Bruno

Pensavo fosse un femore rotto e invece era il costo di un viaggio vip alle Maldive

Ho vissuto sei mesi d’inferno dal 7 marzo 2022, senza mai essere stato traghettato da Caronte. La semplice rottura di un femore e un ordinario intervento chirurgico con la collocazione di un prodotto di sintesi (un chiodo o come dir si voglia) si è trasformato in una odissea per i limiti e le criticità delle strutture e delle forme di “riabilitazione ” di cui dispone la sanità savonese (almeno quella da me conosciuta e sciaguratamente sperimentata come negli Ospedali di Savona e di Cairo Montenotte). Dopo dieci giorni di degenza pre e post operatoria presso il San Paolo di Savona, sono stato trasferito all’ospedale di Cairo (mi si è detto) attrezzato per la fase di riabilitazione, finalizzata alla ripresa e alla possibilità di riprendere a camminare e svolgere una vita normale. La mia avventura sanitaria non è affatto andata così liscia e, al netto della sfiga soggettiva, evidenzia un vero e proprio caso di “mala sanità” che voglio socializzare per evitare che altri “casi” abbiano a ripetersi. Le forme e gli strumenti della riabilitazione cairese sono a dir poco ridicole, parzialissime e con strumenti riabilitativi quasi antidiluviani, sorpassati e superati. La riabilitazione cairese funziona dal lunedì al venerdì per un’ora al mattino, allorquando 3 risorse umane di fisioterapisti “trattano” un numero x variabile di pazienti degenti nel Reparto. La riabilitazione consiste nell’accompagnare il paziente con girello o stampella nel “corridoio dei cento passi” a camminare per 10 minuti guidato dal fisioterapista. Dopodiché vieni parcheggiato su una sedia e ci si rivede il giorno dopo se non cade di Sabato, Domenica o in una Festa comandata con ponte connesso.

A parte la contrazione in Ospedale del Covid asintomatico che mi ha fatto perdere 25 giorni per negativizzarmi dopo essere stato trasferito a Sturla (Genova) in una ex Rsa riconvertita in Struttura Covid, ho vissuto altri 25 giorni nella Struttura Riabilitativa di Cairo prima di essere dimesso perché in grado di gestirmi da solo, pur assistito da fisioterapia a domicilio. Io non mi sentivo affatto autosufficiente e, tantomeno di essere in grado di autogestirmi, pur in presenza di un supporto per alcune ore al giorno. Niet e vengo dimesso senza se e senza ma! Rientrato a casa, dopo qualche giorno, mi contatta la Struttura di Fisioterapia di Vado Ligure, informandomi che la mia richiesta non può essere evasa perché la Domanda di richiesta di servizio a domicilio era sbagliata da parte della Struttura dell’ospedale di Cairo. Pur incazzato come una biscia, rifaccio fare la richiesta al mio medico. Un piccolo ma decisivo passo indietro per comprendere il caso di malasanità! il giorno prima delle dimissioni dall’ospedale di Cairo e, precisamente il 26 maggio, sono stato portato in ambulanza al San Paolo per la visita di controllo a quasi tre mesi dall’intervento chirurgico al femore e dopo gli esami di routine e le lastre del caso. L’ortopedico del San Paolo che mi ha visitato e valutato gli esami radiologici, ha confermato: • L’avvenuta guarigione: • La possibilità di caricare la gamba sinistra operata al 100 per cento; • L’evidenza di una vite ancora non perfettamente integrata ma che si sarebbe completamente assorbita nel giro di qualche mese e che, comunque, non costituiva alcun particolare problema. Dopo una siffatta diagnosi, torno sereno e ottimista a casa! Inizio la fisioterapia a domicilio ma dopo due settimane non solo non miglioro, ma peggioro e sono costretto a passare da una stampella a due stampelle, mentre aumentano i dolori all’inguine sino a diventare insopportabili, nonostante tre antidolorifici al giorno. Più passano i giorni e peggio mi sento, sino a dover interrompere gli esercizi di fisioterapia domiciliare per non aggravare l’infiammazione. Decido così di sottopormi ad una visita privata da uno Specialista del Centro di Riabilitazione di Boves in Piemonte. Mai scelta fu più azzeccata! Mi diagnosticano un deficit di estensione del ginocchio e la gamba sinistra operata più corta di un po’ di centimetri e mi consigliano il ricovero nel Centro di Riabilitazione per provvedere alle necessarie cure del caso. Era il 29 giugno 2022! La Stella del mattino di Boves è un Centro di Riabilitazione Pubblico Privato in convenzione con le Asl Piemontesi e in solvenza con gli altri ospiti. Mi ricovero a pagamento il 29 giugno e vengo sottoposto ad un programma personalizzato di fisioterapia che ha utilizzato le più moderne tecnologie disponibili. Niente da fare: miglioro così poco che decidono di sottopormi a nuove tecniche di indagine radiologica e a un consulto esterno. E finalmente emerge la grave verità: il chiodo impiantatomi 4 mesi fa al San Paolo di Savona, si era mosso e la vite spingeva sulla testa del femore e rischiava di bucarmi il bacino. Occorre una nuova operazione chirurgica a Savona! Le due Strutture prendono contatti diretti e il 19 luglio vengo trasferito a reparto di ortopedia di Savona (dopo aver saldato 2.500 euro per i primi 20 giorni di riabilitazione a vuoto) e operato per la seconda volta dal Prof. Danilo Chiapale che, questa volta, decide di impiantarmi una protesi a partire dall’anca. Mi propongono la riabilitazione da svolgere a Savona e a Varazze, ringrazio e pagandomi il costo della ambulanza (250 euro) “fuggo” dal San Paolo e da Savona e rientro a Boves in Piemonte il 29 luglio scorso. Oggi – finalmente – torno a rivedere le stelle e vedo una luce in fondo al tunnel. In questi sei mesi, oltre alla salute fisica, ho perso la voglia di studiare, il vizio di scrivere, la curiosità di approfondire, si è ridotta la mia nota vis polemica “politica” e ho visto spegnere voglia di vivere e appassire amori tenerissimi Io non porto rancori e non ho tra i miei valori …l’odio. Mi guardo bene dal generalizzare e fare di tutta l’erba un fascio; distinguo bene tra competenze che pur ci sono e incompetenze al limite dei codici; ma che a Savona esista un macro problema di “riabilitazione ” polifunzionale, moderna ed efficiente, è un dato di fatto certo ed una emergenza e una priorità assoluta per la Sanità savonese. Una cosa mi sento di dire, in scienza e coscienza, agli Amministratori savonesi liguri e agli Enti Locali della Valle Bormida: per favore non parlate di “ospedale” per definire quell’obbrobrio che è diventato quella perla di struttura sanitaria che era (e non è più) il piccolo ospedale di Cairo: chiamatelo con il suo nome…un cronicario e un luogo di degenza (?) per anziani in solitudine in cui sono da salvare solo le competenze dei lavoratori dipendenti e poco altro. Mi dispiace avervi tediato con una mia vicenda personale, ma si evince un caso di malasanità che sarebbe bene che la Politica savonese e Ligure affrontasse e si decidesse a risolvere al più presto possibile. Un caso di malasanità con un costo privato complessivo di circa 4.500 euro: pensavo di essermi rotto un femore e, invece, ho fatto un viaggio alle Maldive in coppia ma a mia insaputa.

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