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Perché, purtroppo, non stupisce che si rifiuti l’anestesista donna?

“Mi hanno detto che non siete preparate”: è con questa frase che, nei giorni scorsi, si è aperto uno spiraglio sull’anima della nostra società, permettendoci di vedere e toccare con mano quanti e quanto assurdi siano i pregiudizi contro i quali dovremmo combattere ogni giorno.

La vicenda è ben nota: il 12 luglio scorso, presso l’ospedale San Paolo di Savona, un paziente, venuto a conoscenza del fatto che l’anestesista incaricata per la sua operazione fosse una donna, rifiuta qualsiasi operazione, sicuro della sua incompetenza in quanto donna.

Non un’accusa contro la specifica anestesista, la quale è qualificata per fare il suo lavoro e sicuramente non meritava, come nessuno meriterebbe, simili pregiudizi e trattamenti, ma è un’accusa contro il genere femminile in sé. Genere ritenuto impreparato per certe mansioni.
L’assurdità di questa vicenda emerge da sola, senza bisogno di farlo notare, l’ignoranza del singolo è una costante con la quale, chiunque, si potrebbe trovare a fare i conti.

In questo caso, però, non è solo l’ignoranza del singolo ma, anzi, in quest’occasione ritengo che il paziente abbia espresso un pregiudizio radicato, in forme e modalità sempre differenti, nella nostra società.
Il fatto in sé va condannato, è inaccettabile e vergognoso, è ovvio. È inammissibile che nel 2017 si sia ancora schiavi di certe dicerie, pregiudizi e forme sociali ed è sicuramente meritevole il fatto che le autorità locali si siano dichiarate stupite davanti ad un gesto simile. Il paziente, ovviamente, ha commesso un gesto che va condannato, ma la persona, lui ha dato forma e voce a pregiudizi di genere che non sono certo nuovi.
Pregiudizi di genere che imperversano in Italia da sempre e che sono ancora attuali, molto più che in altri paesi. Il sessismo che permea la nostra società emerge subito, ad una prima occhiata, è chiaro come le donne in Italia vengano discriminate a diversi livelli; un’inversione di tendenza sembra ancora piuttosto lontana.
Partendo dal mondo del lavoro, dove questa discriminazione è piuttosto palese, con una disparità di possibilità, di stipendio e di giudizi. Le donne che fanno carriera, in qualsiasi ambito, vengono giudicate sulla base di pregiudizi inumani. Questo è solo un esempio, riduttivo ovviamente, siamo un paese, una società che spesso interpreta il femminismo come un capriccio, un hobby, un tema per una discussione poco impegnata sul quale si possono sputare giudizi e pregiudizi senza capirne il significato o la portata.

L’Italia è un paese dove il femminicidio è un problema, anzi un dramma, quasi quotidiano, dove uno stupro di gruppo viene definito “bravata” dove si sentono ancora frasi come “se vai in giro vestita così sei te che provochi” per giustificare e assolvere l’uomo da qualsiasi atto bestiale che compia.
Spesso e volentieri, noi, gli uomini, non siamo nemmeno in grado di capire lontanamente che significhino certi pregiudizi, l’essere giudicati sulla base di due o tre caratteristiche e molto spesso anche le persone più fini e acculturate cadono nelle discriminazioni di genere, tanto sono radicate all’interno del nostro tessuto sociale.
Per questo non deve stupire il sessismo al quale ha dato voce il paziente, non deve stupire, sono drammi quotidiani dei quali è impossibile non rendersene conto, dei quali va preso atto e che vanno combattuti con coraggio, andando contro tutto ciò che siamo abituati a vedere o a pensare tradizionalmente.Perché è inumano quello successo all’ospedale di Savona la scorsa settimana, così come è inumano classificare come “normali” atteggiamenti e pregiudizi sessisti senza rendercene conto, non deve stupire, deve indignare e stimolare, noi stessi ad andare contro e ad abbattere le barriere sociali di genere costruite precedentemente.

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