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Perequare le pensioni

Fausto BenvenutoUno dei temi caldi di questa estate, invece del Senato, non più elettivo, purtroppo, avrebbe dovuto essere, sul versante socio-economico, una distribuzione più equa delle pensioni, ponendo riparo alle gravi ingiustizie perpetrate negli anni 70-80 nella selvaggia giungla previdenziale, che ha permesso agli impiegati del settore pubblico e parastatale di poter andare in pensione con meno di 20 anni di contribuzione figurativa, fino ad arrivare alla famigerata ed inflessibile legge Fornero che ha elevato l’età pensionabile a 65 anni, senza tener presente che nei paesi di riferimento il sistema, più livellato, è flessibile: decide il dipendente, pubblico o privato, superata la soglia dei 60 anni. In fatti gli Stati dove è più facile accedere alla pensione in base a scelte personali, sono la Danimarca e l’Olanda. La legge Fornero ha quasi raddoppiato la disoccupazione giovanile, bloccando l’entrata nel mondo del lavoro alle energie fresche, come è fisiologico che sia. Negli anni ’60 furono introdotte formule pensionistiche completamente fuori linea rispetto alle aliquote contributive delle varie categorie. Chi si è ritirato dal lavoro (e continua oggi a ritirarsi) con quelle regole d’ingaggio ha pagato coi propri contributi la metà scarsa del trattamento di cui gode. Per ognuno di quei pensionati, specie quelli che ricevono più di duemila euro, molti giovani di oggi patiranno una vecchiaia di stenti oltre ad un presente fatto di precarietà lavorativa. Governi, opposizioni, parti sociali, associazioni di categoria: tutti portano serie responsabilità per aver nascosto (?) ai lavoratori italiani l’insostenibilità finanziaria e culturale di quel presupposto irregolare. Tutti hanno contribuito alla creazione di un sistema squilibrato e profondamente iniquo. E’ necessario, finalmente, avere il coraggio civile e politico, che poi è la stessa cosa, di sbarrare le pensioni retributive sotto il tetto dei 5.000 euro, poiché i giovani andranno in pensione col sistema contributivo. Una discriminazione intollerabile, inconcepibile per gli osservatori del Nord Europa. Giustamente! I soldi incassati da una riforma riparatrice di tanti torti e “leggi particolari” dovrebbero servire a portare le minime a 800 – 900 euro ed a risanare immediatamente il debito insieme ad altre riforme sui capitoli di spesa, specialmente nel mastodontico settore amministrativo e burocratico. Come – fanno – i partiti popolari e socialdemocratici occidentali. Occorre abbattere radicalmente, a fronte della bancarotta finanziaria, le pensioni d’oro contributive superiori agli 8.000 euro (!) percepite dal 70% dei magistrati, dal 50% dei medici e da altre professioni liberali, per esempio, ritornando alla scelta più netta tra pubblico e privato. Spero che anche il mio partito, per il suo bene, secondario rispetto all’interesse generale, affronti senza ipocrisie e senza tutelare odiose condizioni di agio, il problema della Riforma pensionistica, con occhi misurati ed equi, senza cercare con miope furberia il consenso di tutti.

Fausto Benvenuto

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