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ECONOMIA

Savona si muove poco e non cresce: 52° posto tra le città “smart” italiane

Milano è la Smart City più avanzata in Italia: si conferma al primo posto per il quarto anno consecutivo, staccando le altre città in particolare per crescita economica, mobilità sostenibile, ricerca/innovazione, trasformazione digitale, con ottimi risultati anche nella partecipazione dei cittadini e nella gestione dei beni comuni. Al secondo posto Bologna, medaglia d’argento con solo due punti di distanza dal vertice (contro gli oltre 50 del 2016), potendo vantare il primato nell’energia e nella governance e un buon equilibrio nei diversi ambiti che compongono la “città intelligente”. Firenze invece si riprende il terzo posto, grazie a politiche per turismo sostenibile e cultura, crescita digitale, energia e ambiente. Seguono poi Venezia, Trento, Bergamo, Torino, Ravenna, Parma e Modena a completare la “top ten” delle Smart City italiane.

Sono alcuni dei risultati di ICity Rate 2017, il rapporto annuale realizzato da FPA, società del gruppo Digital360, per fotografare la situazione delle città italiane nel percorso per diventare “smart”, ovvero più vicine ai bisogni dei cittadini, più inclusive, più vivibili. FPA ha individuato e analizzato 15 dimensioni urbane che definiscono traguardi per le città (povertà, istruzione, aria e acqua, energia, crescita economica, occupazione, turismo e cultura, ricerca e innovazione, trasformazione digitale e trasparenza, mobilità sostenibile, rifiuti, verde pubblico, suolo e territorio, legalità e sicurezza, governance). Le dimensioni tengono insieme 113 indicatori che, aggregati nell’indice finale ICity index, consentono di stilare la classifica finale tra 106 comuni capoluogo.

E la Liguria? La solita mediocrità, tra un’area metropolitana (Genova) che non riesce a tenere il ritmo delle altre città leader (è al 21° posto, comunque 7 posizioni guadagnate in un anno) e la quanto mai periferica provincia di Imperia che, al 76° posto, è ultima in classifica tra le città del Nord, anche se guadagna 5 posizioni rispetto al 2016. Savona (51° posto, 9 posizioni perse) e La Spezia (53° posto, 14 posizioni perse) sono esattamente a metà della graduatoria nazionale. Guardandola alla rovescia, la classifica indica che – tanto per rimanere al Nord – oltre a Imperia hanno fatto peggio delle due liguri solo Rovigo (66° posto), Asti (62°), Verbania (57°), Alessandria (54°) con Cuneo al 52° posto. Genova è al quarto posto nazionale negli indicatori di crescita digitale e di governance e partecipazione; Imperia è ultima assoluta (106° posto) negli indicatori relativi all’istruzione (dove tra l’altro si tiene conto della percentuale di giovani 18-24 anni che non seguono corsi scolastici o di formazione) e al 97° per crescita digitale.

Savona ottiene il miglior parziale (20° posto) nella qualità dell’acqua e dell’aria, dove si tiene conto della dispersione idrica, dei reflui trattati, della presenza nell’aria di polveri PM10, PM2,5 e ossidi di azoto. E il peggior risultato (76° posto) nella gestione dei rifiuti urbani (quota differenziata, produzione pro capite, ecc). E’ prima in Liguria, oltre che per qualità dell’aria, per attenzione al consumo del suolo. Ultima, invece, per i rifiuti, la governance (partecipazione elettorale, volontariato, trend della popolazione, ecc). Spiccano, inoltre il 69° posto nella graduatoria nazionale della povertà, il 70° nella mobilità sostenibile e il 64° nella crescita economica.

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