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Sotto l’ombra Del chinotto – Giù la maschera

Il tempo di Carnevale con lo sbarco alla Torretta il 17 di gennaio di Cicciolin (la maschera tradizionale di Savona) può dirsi ufficialmente iniziato, ma Grandoni al pari di Paolo Patorniti alias Paolo Nobel, non ha ricevuto le chiavi della città per dare il via ai festeggiamenti, bensì con scelte francamente non condivisibili e con un atteggiamento al limite della passività ha scritto una delle pagine più nere della pur gloriosa storia biancoblu. Il tremendo ko degli striscioni nel derby che vale una stagione (come si suol dire) parte infatti da lontano e come tale, lascia spazio a valutazioni di tipo sportivo (un secco 2 a 0 non si discute) e di tipo congiunturale (l’aver sposato a pieni mani un progetto di per se stesso non fondato su aspetti solidi e competenti). Nell’ultimo mese, dal pareggio di Ligorna (ultimo match prima di Natale) alla debacle con i matuziani gli striscioni hanno sempre faticato parecchio ad imporsi, e nonostante la vena realizzatrice di Virdis e la verve della scoperta Lombardi (anche in questo turno vicino al gol grazie ad un’incornata troppo centrale per far male veramente) un fatto disarmante è emerso : la mancanza di un vero centrocampo. Dico questo, non fosse altro per averlo più e più volte denunciato. Chi come me scrive lascia prove indelebili delle idee che manifesta. Questa volta si è arrivati al limite ed è per questo che ho intitolato il mio pezzo : giù la maschera. Basta riguardare i video e gli  high lights del match per rendersi conto di come chiunque conquistasse palla nella metà campo del Savona trovasse di fronte a se una vera autostrada senza che nessuno gli si opponesse per pressarlo, contenerlo e/o murarlo all’occorrenza. E nella gara al Comunale questo non è avvenuto non solo per carenze evidenti di tipo tattico ma anche e soprattutto per mancanza di temperamento, la qualcosa stona con l’onore di indossare una maglia che merita ben altro. Le due madornali amnesie difensive dalle quali sono scaturiti entrambi i gol di Spinosa e Molino, unite alle difficoltà del primo controllo palla e all’incapacità di organizzare una qual si voglia azione, la dicono lunga
circa a questo ennesimo e per certi versi prevedibile passo falso che fa fa scivolare il Savona al quarto posto in classifica, a -11 dal Lecco, a -3 dagli uomini dello straripante Lupo e a -1 dal Casale, un team in gran rimonta capace di stoppare la capolista sull’1-1 con una prova di grandissima intensità e volitività.  Ora le prossime tappe contro Stresa e Sestri Levante, squadre in lotta per la salvezza e pronte a vendere cara la pelle contro qualsiasi avversario, ci aiuteranno a capire ulteriormente se i limiti strutturali denotati da squadra e società, si possano evidenziare in maniera peggiorativa. Se questo era considerato come l’appuntamento più importante della stagione, non solo ha fatto sì che Venneri e compagni ne siano usciti con le ossa rotte, ma ha ridimensionato in un sol colpo le presunte e millantate aspettative del duo Cavaliere – Canepa, non nuovi al non afferrare l’obiettivo e ben più validi a ventilarne la riuscita. In tre partite contro i rivali acerrimi i dati dicono che sono riusciti a portare a casa un solo punto sui nove disponibili, incassando ben 6 reti. Acampora, Rotulo (che ha avuto sui piedi la palla comoda del tris), Spinosa e Gagliardi hanno avuto la meglio in mediana, nonostante mancassero pedine del calibro di Taddei e Castaldo. Passiamo alle poche note positive della giornata. Buono l’innesto di Kallon per vivacità e brillantezza (un suo bolide di sinistro è stato respinto non senza difficoltà dall’attento Manis e suo assist preciso a momenti permetteva a Piacentini di dimezzare le distanze : era meglio cercare la soluzione di forza e non affidarsi alla palombella). Lo slogan del momento “spostare gli equilibri” potrà anche avere un certo fascino mediatico, come a suo tempo altri rituali linguistico/comunicativi hanno provato a depistare dal conteso reale. Fatto sta che “molti sanno che la maschera dietro la quale si nascondono è di argilla, e  prima o poi come tale  è destinata a finire in frantumi; ed è allora che si scopre chi siano veramente”.

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