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CULTURA

STEFANO PACHI’…BASTIMENTI VERSO LUOGHI LONTANI!

di Giorgio Siri

Termina il 10 luglio prossimo una mostra di Stefano Pachì, di assoluto rilievo, al foyer del Casinò di Sanremo; il titolo della rassegna, “Partono i bastimenti”, è dedicato alla vicenda dell’Emigrazione italiana ed ognuno dei lavori esposti è messo in riferimento, a tale proposito, con testi di canti popolari o di canzoni dei noti autori italiani, ispirate agli eventi di quella che è definita l’”Epopea” dell’Emigrazione. A parte tale intento “didascalico”, riuscitissimo, peraltro, è da sottolineare la straordinaria capacità evocativa dell’autore, che ha saputo creare opere in cui convergono, in modo fantasmagorico, vari motivi di ispirazione, provenienti da suggestioni artistiche disparate, a volte impensabili.

Il riferimento al mare, ai viaggi verso mete lontane, alle grandi navi a bordo delle quali si intraprendevano è inequivocabile; non solo le navi dei nostri emigranti. Il quadro “Titanic”, uno dei più emblematici forse, della rassegna, allude, verosimilmente, alla partenza di quello che era stato il più grande dei “bastimenti” dei primi del 1900, con tutti i suoi sogni e le sue ambizioni. Proprio in questo lavoro, a mettere in evidenza, probabilmente, l’ambizione umana alle grandi imprese, una citazione, dal celebre manifesto dell’Esposizione internazionale del 1906, di Leopoldo Metlicovitz, celebrativo dell’inaugurazione del traforo del Sempione: una figura muscolosa, con un copricapo o elmo alato, Mercurio, ma anche un po’ Prometeo….tale figura, nel dipinto di Pachì, oltre a rappresentare un simbolo, e ci sembra che l’autore ami molto i simboli e le allegorie, attesterebbe della passione per i manifesti ed i cartelloni da cui egli, illustratore di cover, disegnatore di fumetti e di pubblicità, sarebbe inesorabilmente attratto!

Infatti i dipinti in mostra, che riflettono, ben al di là dell’illustrazione dei testi delle canzoni, richiami surrealisti e simbolisti, spaccati che rammentano immagini neoromantiche e atmosfere arcane, possiedono, in taluni tratti descrittivi, anche il fascino più contenuto, ma non meno significativo, delle cartoline e dei manifesti, nella specie delle cartoline dell’epoca dell’Emigrazione! Ma, accanto a tale suggestione, siamo coinvolti da una serie di immagini e di ambientazioni surreali, strettamente aderenti a tale corrente pittorica, con figure mitiche o mitologiche, immagini femminile ibride, sirene affascinanti e prorompenti, quando non donne fatali, che esibiscono atteggiamenti erotici, ricordando qualche personaggio femminile di Felicien Rops…

Osservare i quadri dell’esposizione di Pachì ci porta inoltre in atmosfere che si possono cogliere nell’opera di Boecklin o nelle fantasie allucinate di Redon; Pachì a volte ci inebria e ci inquieta al tempo stesso, con certi tempestosi sfondi marini, certi cieli movimentati e cupi, talune visioni incantate; compaiono cavalli e leoni favolosi, inserti misteriosi di oggetti, richiami di luoghi remoti sospesi fra realtà e fantasia!

L’età dell’Emigrazione è in effetti l’epoca in cui vissero gli artisti citati e di cui pare percepire qualche significativo richiamo nell’opera di Pachì: l’epoca degli ultimi afflati romantici, che convivevano coi cammini diversi,a volte impervi, che la pittura e l’arte in genere stavano

intraprendendo. Sembra che Pachì voglia rammentarlo, operare una sintesi di quelle esperienze e proiettarla nella nostra epoca , dimostrandocene l’intrinseca attualità, con ammaliante maestria figurativa, nella quale la vena lirica si fonde con l’effetto cromatico. Sicuramente si può anche percepire, nelle opere in esposizione, un lato espressivo che ci riporta ai modi del disegno dei fumetti, secondo l’esperienza propria dell’autore, in raffinatissime allusioni ed illusioni, che contribuiscono all’efficace vividezza delle scene dipinte!

Ispirate alla vena fantastica, ad un simbolismo sapiente, ad una pennellata coinvolgente, sicuramente estemporanei, ed in modo civettuolo, appaiono pertanto i quadri che Stefano ha dedicato al tema degli Emigranti; non una rievocazione fotografica e memorialistica, che già si è doverosamente visto, sull’argomento, ma piuttosto una meditazione sul viaggio, sulle mete lontane, forse sulle speranze e sui sogni di chi si imbarcava, anche sulle paure dell’ignoto e della immensa, a volte angosciante distesa acquea, prendendo spunto dalla canzoni di allora e di ora, sull’aspetto onirico che il mare racchiudeva e racchiude tuttora; una riflessione “artistica” sul viaggio per mare, sulle visioni che possono manifestarsi quando “partono i bastimenti”.

1 commento

  • Le analisi di Giorgio Siri sono sempre, e questa in particolare, l’autentica lettura della mano e della mente dell’artista. In questo caso, poi, Siri ha raccontato perfettamente in totale autonomia, ciò che i curatori della mostra si prefiggevano nel proporre questa mostra e questo grande artista.
    L’esposizione ha ottenuto tale successo che sarà proposta nel mese di novembre anche al Circolo degli Artisti di Pozzo Garitta in Albissola Marina.

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