“Non lascio nulla ai miei figli oltre quanto previsto dalla legge e possa servir loro, per il resto ritengo debbano darsi da fare come ho fatto io”, Sting.
De André in una sua canzone con riferimento alle volontà testamentarie diceva “qualcuno mi maledirà”. Le citazioni, di questi due grandi artisti vogliono aprire il tema del lascito testamentario e in particolar modo sollevare le differenze di cultura che si hanno su questo tema tra paesi diversi.
Generalmente nel mondo anglosassone e in particolare negli Stati Uniti d’America c’è maggior sensibilità verso questo problema. E’ invalsa l’abitudine a lasciare il 50% dei propri beni agli eredi legittimi, destinando il restante 50% a beneficio di una fondazione culturale.
L’Italia, invece, da questo punto di vista, sa essere culturalmente un paese scaramantico, ovvero non molto propenso a predisporre le proprie volontà testamentarie, specie quando si raggiunge una certa età, si dice spesso: “c’è tempo”. Invece sarebbe utile farlo, soprattutto per evitare discussioni, screzi o problemi legali. Legalmente, è vero che, c’è una buona tutela dei diritti degli eredi legittimi, ma ancora scarsa attenzione ai lasciti a enti no profit che operano nel settore della ricerca o della beneficenza. Nella cultura di oggi c’è ancora maggiormente l’idea di rendere unici beneficiari dei propri beni le persone che ci sono state vicine, attente alle nostre necessità, con cui si è condivisa la vita. C’è anche da precisare che la legge prevede la “legittima”, quota che per legge spetta a eredi diretti (moglie/marito e figli) anche se il testatario fosse contrario . A meno che gli eredi non si siano macchiati di gravi delitti specie contro i genitori.
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