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Ticket ovunque e sempre più salati: anche per entrare in chiesa

ticketMi sono sempre chiesto – e non solo io me lo sono spesso domandato – quando finirà lo “scandalo” relativo al fatto di pagare il biglietto di ingresso in alcune chiese, soprattutto nelle grandi città.
Imporre una gabella, non importa l’entità economica, per far visita alla “Casa di Dio” , a mio parere, sembra essere quasi una volgarità, un atto che non ha nulla a che fare col nostro cristianesimo.
Dico questo da persona credente e, nei limiti del possibile, praticante. Tutti noi ci siamo trovati a voler e dover entrare in molte chiese, cattedrali, santuari ed aver trovato aperto ed operante il “botteghino” che rilascia tanto di biglietto a pagamento senza il quale in chiesa proprio non si entra.
Tra l’altro non è che il ticket sia sempre a “buon mercato”: sono arrivato a pagare 5 euro (quasi diecimila delle vecchie amate lire) per recarmi all’interno di una chiesa e poterne ammirare la bellezza.
Più volte ho assistito a famiglie che si sono rifiutate categoricamente di pagare e rinunciare così ad entrare.
Non posso far altro che trovarmi d’accordo con loro. E’ amorale pagare un biglietto per vedere una chiesa, magari soffermandosi solo per qualche minuto.
Ma non finisce qui, spesso al biglietto di entrata, se ne aggiunge un secondo per poter avere accesso alla sala o alla tomba di qualche illustre personaggio, e magari un terzo per salire in cima al campanile o sulla vecchia torre.
Una famiglia di quattro pesone si trova a dover sborsare dai 30 ai 40 euro come ridere per visitare i luoghi sacri della cristianità. La mia domanda è: tutto questo giusto oppure fa parte delle tante piccole “porcherie” che la “chiesa” deve assolutamente eliminare?
Come sempre gli ordini devono partire dall’”Alto”. In un momento in cui la gente entra sempre meno in chiesa, questo continuo stilicidio non aiuta certo a ritrovare fede e serenità.
Ad onor del vero non credo nemmeno che sia l’importo del ticket da pagare che irriti le persone, quanto il fatto di dover pagare e basta. “Se non paghi non entri: te ne torni diritto a casa”. Ma siamo poi così certi che Gesù Cristo avrebbe voluto tutto questo? Non voglio essere bigotto, ma credo proprio di no. Non sarebbe molto meglio, se si vuole proprio “imporre” qualcosa, obbligare il fedele a mettere in un cestino una offerta personale di qualsivoglia entità. L’offerta dovrebbe essere libera: chi desidera farla la fa, chi non lo desidera non lo fa.
Ma l’ingresso in chiesa ..quello “deve” essere libero per tutti. Sono certo che se le chiese desiderano “fare cassetta” a tutti i costi, con le offerte esse incasserebbero ben di più del biglietto di entrata: chi può darebbe, come propria offerta, magari di più del costo del biglietto; chi non ne ha le possibilità, probabilmente, donerebbe solo pochi spiccioli, ma lo farebbe con cuore e voglia di farlo, senza subire vessazioni.
Gli stranieri che vengono in Italia in vacanza a visitare il nostro bellissimo paese non vengono borseggiati solo nei negozi, nei bar o nei ristoranti, ma cominciano ad essere depredati già all’ingresso delle nostre chiese. Qualcuno di voi, giustamente, obietterà che la manutenzione ordinaria deveessere fatta ed ha dei costi ben precisi.
Io credo che le offerte libere dei fedeli e dei visitatori potrebbero essere più che sufficienti a coprire tutti questi costi. E se, nel caso, i soldi delle offerte non bastassero, beh, a questo punto ci pensi la curia, ci pensi il Vaticano, ci pensi chi di dovere, ma basta imporre tariffe che, guarda caso, come tutti i ticket, aumentano quasi ogni anno. Intanto, si sa, i turisti di soldi in tasca ne hanno tanti. Bisognerebbe davvero che tutti si rifiutassero di pagare per entrare in chiesa: qualcuno degli alti prelati incomincerebbe a porsi il perché.
Se in Italia le cose non vanno, all’estero non vanno certo meglio: anche negli altri paesi europei si sono ben organizzati per spennare i fedeli o turisti che siano: questo non è importante, l’importante è che ognuno paghi. Complimenti davvero.

Carlo Colla

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