Anche se le feste sono finite, il Teatro Carlo Felice offre ancora l’opportunità di godere le repliche di uno degli spettacoli che hanno entusiasmato il pubblico genovese, l’operetta Die Fledermaus, Il pipistrello di Johann Strauss II. Si tratta di uno dei titoli iconici di un genere, specchio del suo tempo: le atmosfere gioiose e brillanti in questo caso, dovevano risollevare il morale del pubblico e aumentare le vendite dei biglietti , in un momento in cui l’economia di Vienna, capitale del grande Impero Austro-ungarico, versava in gravi difficoltà a causa del disastroso crollo della Borsa, avvenuto nel 1873. E Il Pipistrello venne composto nel 1874, se così si può dire, a tamburo battente, da Strauss, che aveva molto apprezzato il testo della commedia francese Le Réveillon di Meilhac e Halévi, tradotta e trascritta sotto forma di libretto da Richard Genée con il titolo Doktor Fledermaus. Il risultato fu un autentico capolavoro, ricco di vari riferimenti musicali, in primo luogo il valzer, già consacrato a Vienna da Johann Strauss I, padre dell’autore, e poi da musiche dei vari stili nazionali, quali polke, galop e czarde. Alcuni di questi brani hanno poi acquisito vita propria e sono entrati anche nel repertorio classico del Concerto di Capodanno della capitale austriaca. L’allestimento presentato a Genova è davvero “felice” nella sua interezza, a partire dalla splendida conduzione musicale del direttore Fabio Luisi, che malgrado i molteplici, prestigiosi impegni internazionali, è tornato a dirigere nella sua città. Lo spettacolo, in cui al canto e alla musica si alternano momenti in prosa, è in lingua tedesca con traduzione in italiano. La trama, di per sé abbastanza complicata, ruota intorno a una messinscena, organizzata dal notaio Falke per vendicarsi della burla giocatagli tempo prima dall’amico Eisenstein, che dopo una festa mascherata, l’aveva costretto a rientrare a casa in pieno giorno nel costume di pipistrello, accompagnato dall’ilarità generale. Ma, più che il pipistrello, leit-motiv dell’operetta, nella regia di Cesare Lievi, è uno struzzo, onnipresente in tutte le scene, ad indicare come ogni personaggio si comporti appunto come questo grosso pennuto, voltandosi dall’altra parte e fingendo di essere altro. Tutti i personaggi vivono infatti nell’inganno e per ingannare gli altri, in realtà ingannando se stessi e vivendo, come il suddetto animale , “con la testa nella sabbia”. Detto questo, il cuore dello spettacolo è l’allegra, elegante festa a casa del principe russo Orlofsky, annoiato dalla sua ricchezza, generoso nell’offrire divertimento e champagne agli ospiti: qui tutti i personaggi s’incontrano, en travesti, e solo alla fine del terzo atto le finzioni verranno a galla, nella prigione dove Eisenstein dovrebbe scontare una breve pena, e il cui simpatico secondino Frash, Ranocchio, interpretato da Udo Samel, unico personaggio a recitare soltanto, diverte il pubblico con un ben noto intercalare genovese. Tuttavia, anche qui non ci saranno pentimenti: la colpa delle finzioni e dei giochi verrà attribuita allo champagne, perché è “felice chi dimentica che nulla può essere cambiato”. In realtà i cambiamenti erano già nell’aria e il grande impero, della cui borghesia l’operetta vuole essere una dolce-amara, satirica rappresentazione, si sarebbe poi dissolto. L’allestimento genovese, con scene e bei costumi di Luigi Perego, vivaci coreografie di Irina Kashkova (davvero travolgenti le danze del secondo atto, durante la festa a casa del principe), ha un primo cast di primo piano, con un grande Bo Skhovhus come Gabriel von Eisenstein, sua moglie Rosalinde, tradita e traditrice, intepretata da Valentina Nafornita, Alfred, il tenore suo amante, Bernhard Berchtold, il notaio Falke, Liviu Holender, Frank, direttore della prigione, Levent Bakirci, l’avvocato Dr. Blind , Benedikt Kobel, Deniz Uzun come Principe Orlofsky, e a dare voce ad Adele, la vivacissima, intraprendente cameriera di Rosalinde, una flessuosa, brillante e applauditissima Danae Kontora. Le ultime repliche di uno spettacolo da non perdere per iniziare in allegria, ma anche con qualche riflessione il 2023, sono stasera, martedì 10 gennaio alle ore 20, e domani, mercoledì 11, sempre alle ore 20.