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ECONOMIA

Ben due terzi del turismo in Liguria provengono dalle vicine Lombardia e Piemonte

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Unioncamere Liguria ha elaborato i dati dell’Osservatorio Turistico regionale relativi al periodo gennaio-ottobre che, come noto, non sono “indimenticabili” per il turismo savonese, da luglio alle prese con il segno meno dopo che la prima parte dell’anno aveva lasciato sperare in un trend decisamente più positivo. Al di là dei numeri su presenze e arrivi, dall’analisi dell’associazione delle Camere di Commercio liguri emergono alcuni spunti che posso no anche aiutare a comprendere la possibile evoluzione dell’industria delle vacanze della provincia di Savona che, nonostante tutto, continua a rappresentare la maggioranza relativa del turismo ligure (38% del totale).

Il primo dato riguarda il fatto che su 5,5 milioni di presenze registrate tra gennaio e ottobre 2017, ben 3,6 milioni riguardano turisti piemontesi e lombardi, cioè i vicini di casa. Questo significa che 2 clienti su 3 delle strutture ricettive della provincia scelgono il Savonese per ragioni di prossimità e, quindi, per facilità di accesso. La percentuale dei “vicini” sale ancora se si considerano anche le circa 150 mila presenze di ospiti liguri nelle strutture savonesi.

Altre 1,4 milioni di presenze rappresentano l’apporto degli stranieri, con larga predominanza tedesca (500 mila), svizzera (240 mila) e olandese (150 mila). In complesso si tratta del 25% dei soggiorni totali. Quelle straniere vanno considerate le presenze che rappresentano la reale attrattività del territorio. E da questo punto di vista Savona non sembra proprio essere messa bene: a Imperia gli stranieri sono al 40%, a Genova intorno al 48%, a La Spezia addirittura al 60%.

Appare quindi chiaro coma la provincia di Savona abbia da un lato dei grossi problemi di attrattività, peraltro difficili da affrontare nel breve-medio periodo, mentre dall’altro soffre del “mal di vicinanza”, nel senso che è soggetta, ben più delle altre province liguri, dal fenomeno del “mordi e fuggi”, come si è visto la scorsa estate e come si rischia di vedere in versione ancor più massiccia nei prossimi anni. Su questo fronte, però, qualcosa bisognerebbe che i gestori del “bene comune” si attrezzassero per fare, almeno con la stessa decisione con cui hanno messo mano alla tassa di soggiorno.

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