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CULTURA

“Le memorie di un fanciullo” ha aperto il 48° Festival teatrale di Borgio Verezzi

Le memorie di un fanciulloDavvero bello quest’inizio del 48° Festival teatrale di Borgio Verezzi, con un’anteprima nazionale eccezionalmente al teatro Gassman: “Le memorie di un fanciullo”, dal romanzo di Elsa Morante “L’isola di Arturo”, sotto la regia di Maximilian Nisi e con Luca Terracciano sul palco, conquista gli spettatori che tributano a tutti coloro che vi hanno collaborato grandi applausi; produzione della Compagnia del Barone Rampante, musiche originali di Stefano De Meo, scene e costumi di Anna Varaldo, luci di Michele Abrate. Un unico atto e un unico attore sul palcoscenico, quindi una pièce che si preannunciava difficile. Già il testo di per sé non è semplice: un giovane che giunge alla maturità in un’isola infelice quale può essere l’isola di Procida, che tutti conoscono per il grande carcere. Di quest’isola, Arturo-Terracciano (foto) inizia raccontandoci quello che di bello si porta appresso: il garzone che lo nutriva a latte di capra, i grandi tuffi nel mare per portare a riva un po’ di ambiente marino, i tanti libri nei quali si immergeva per viaggiare con la fantasia… Peccato che ad ogni nota positiva ci sia il rovescio della medaglia: il garzone, ad esempio, lo nutre perché sua madre è morta nel metterlo al mondo, i tuffi erano quanto di meglio riusciva a escogitare per sperare che il padre fosse orgoglioso di lui o almeno lo notasse, la vasta scelta di libri (polverosi) che aveva a disposizione supplivano al fatto che lui non fosse mai andato a scuola… Non solo il padre che lui adora lo trascura, ma in uno dei pochi ritorni all’isola gli comunica persino che prenderà moglie e la porterà lì, a vivere con lui. Arturo non ha amici, non ha ‘relazioni’ con il mondo esterno (d’altronde non è che gli abitanti cerchino di socializzare né tra loro né con lui) e questa cosa lo sconvolge. Spia da lontano il loro arrivo, li guarda scendere dal traghetto, li giudica e si rassicura: lei è così umile, quasi una bambina, e il padre si mostra molto distaccato… Nonostante ciò ad Arturo pesa pensarli insieme, e la loro prima notte di nozze si rifugia sotto la coperta, per non sentire, per estraniarsi, per addormentarsi subito. Non ci riuscirà. Ma il padre continua a stazionare poco a Procida, come succedeva prima anche ora mostra insofferenza per la vita nell’isola; è sempre distaccato, lo sguardo perso e Arturo attende il giorno che potrà accompagnarlo nei suoi viaggi, e condividere con lui mille avventure per il mondo! Sin da piccolo, questo è il suo sogno. Intanto gli tocca tenere compagnia alla matrigna che ha paura del buio, e la notte chiede di dormire con lui. Nella sua ingenuità le fa posto e lei non chiede altro, solo che è troppo svestita, e la cosa provoca ad Arturo i primi turbamenti sessuali… Non a lei, ‘Nunziatella: da donna condiscendente qual è, non chiede di meglio che continuare ad amare e rispettare il marito. Dal giovane la separano solo quattordici mesi, ma lei è proprio immersa nel suo ruolo di seconda mamma: quando nascerà il fratellastro, grata ad Arturo che per lei è andato anche alla ricerca della mammana del paese, lo chiamerà Carmine Arturo. Neppure un secondo figlio legherà maggiormente il padre all’isola. E Terracciano ora imita una nuova figura a cui, questa sì, scopre legato il padre. È un carcerato, che lui stesso ha spiato il giorno che è arrivato a Procida e che si permette il lusso di non aprire la finestrella quando, tutti i giorni alla stessa ora, il padre va a cantare nei pressi della prigione. È quest’umiliazione che fa inorridire Arturo, una persona si prende gioco del genitore senza che il padre reagisca: sarebbe troppo per qualunque fanciullo, è troppo per Arturo che smette di adorarlo e lo guarda finalmente con occhi disincantati: è così che si avvia ad entrare nel mondo degli adulti. Ama ‘Nunziatella, ora lo ha capito, ma lei vuole rimanere al proprio posto. Ed è questo il punto: quello non è più il posto per Arturo. Che andrà via dall’isola. Del successo si è detto. Rimarchiamo ancora la bravura di Terracciano mentre annota ogni ricordo con la macchina per scrivere, e si spinge ad imitare così tanti personaggi e in così tante sfaccettature. Un bel traguardo raggiunto dal giovane artista, anche grazie alla felice scelta dei frammenti tratti dal libro. E la sera del 2 luglio il primo mattoncino per una Stagione da ricordare è stato posato.

Laura Sergi

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