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CULTURA

Ancora tre eventi in vernacolo al Don Bosco di Savona

di Laura Sergi

Ancora tre appuntamenti della sedicesima Rassegna del Teatro don Bosco, organizzata con la collaborazione della compagnia di casa, ‘La Torretta’ di Savona.
Il prossimo fine settimana giungerà agli ex Salesiani il ‘Teatro Dialettale Stabile della Regione Ligure’ da Genova, il 2 e 3 aprile il gruppo de ‘A Campanassa’ di Savona, infine, per l’ultimo evento della stagione, si vedrà in extremis il recupero della commedia che doveva già andare in scena a fine novembre, ed invece poi slittò, con la ‘Compagnia di Miacoi’ da Pontedecimo.
Ma vediamo innanzitutto la commedia del prossimo week-end, sabato 19 alle ore 21 e domenica 20 alle ore 16, con il Teatro Dialettale Stabile: ‘3, 15, 31: terno secco’, un testo in vernacolo di Pietro Valle, sotto la regia di Mariano Basile.
‘Mescolare sacro e profano non è proprio una bella cosa ma la fragilità umana può portare anche a questo’: ecco le parole che aprono alla visione di una pièce dove, in terra genovese, c’è chi fa un voto alla Madonna della Guardia pur di ottenere una vincita al lotto. E sul sito della compagnia, www.teatrodialettaleligure.it, per i più curiosi, è anche disponibile un breve spezzone da una serata dal vivo.
A seguire, il 2 e 3 aprile, la compagnia ‘A Campanassa’ presenterà un testo dialettale di Enrico Scaravelli: ‘Premiata Ditta Sciaccaluga & C.’. In darsena c’è un’attività economica in difficoltà, che rischia persino la bancarotta, perché il proprietario, pur di correre dietro alle donne, lascia tutto sulle spalle del suo capo-ufficio Serafin, che ha la testa non solo sul lavoro ma anche sui propri affari, e perde un mucchio di tempo a litigare con il parsimonioso fattorino Paggeu.
Infine, ecco il recupero della commedia dialettale di autore ignoto, con la ‘Compagnia di Miacoi’: ‘Palanche?… Ma scia-a pense a-a salute’. Un nuovo testo sull’avarizia che vede il protagonista, il cinquantenne Ignazio Barbagallo, vivere con una madre vedova e paralizzata su una sedia a rotelle, anch’essa preoccupata solo d’essere tirchia. Nell’appartamento a fianco al loro vive il fratello Edoardo, che invece, al contrario, si dà alla bella vita: spende e spande, dilapidando il patrimonio che il padre gli ha lasciato.
Conclusioni con tre lavori in vernacolo, quindi, in onore al compianto Gilberto Govi, a cui è stata dedicata la rassegna per il cinquantesimo dalla scomparsa. Una sfida per il direttore artistico, Don Giovanni Margara, che l’ha definita ‘di non poco conto, alla quale le Compagnie si sottopongono con entusiasmo: la sfida di coniugare la passione odierna per il teatro con i gusti di un mondo che costituisce le radici della nostra cultura’.
A sabato e domenica, quindi, per l’appuntamento con il Teatro Dialettale Stabile

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