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APPUNTI E DISAPPUNTI

Tra i francesi che s’incazzano e i giornali che svolazzano…” così cantava il grandissimo Paolo Conte trenta e più anni fa nella canzone intitolata “Bartali”. La settimana scorsa i più autorevoli giornali francesi guidati da “Le Monde” hanno ferocemente criticato l’Italia per la politica sui migranti. Hanno ripreso una esternazione di Emma Bonino (che io stimo molto ma, talvolta, non ha un grande senso dell’opportunità nelle sue dichiarazioni) con la quale la Dirigente radicale imputava al Governo italiano di avere cercato un accordo con personaggi legati al mondo degli scafisti per evitare le partenze dei barconi dalle coste libiche. Cosa, in pratica, riuscita visto che gli sbarchi sono diminuiti in modo esponenziali e, conseguentemente, si sono, anche, quasi azzerate le vittime di migranti in mare. Sicuramente questa è una situazione precaria ed instabile che deve essere consolidata e regolamentata, ma era necessario porre un freno ad una situazione che rischiava di esplodere. Infatti il meccanismo perverso delle navi ONG che andavano a caricare i profughi sul bagnasciuga delle spiagge libiche, attirando un numero sempre maggiore di migranti, rendeva la situazione sempre meno gestibile e, come ha detto molto realisticamente il Ministro Minniti, c’era un pericolo reale di stabilità dell’ordine pubblico in Italia. Situazione tanto più delicata in un momento di possibili attacchi terroristici anche nel nostro Paese (finora miracolosamente evitati). Certamente questo non è che un primo passo; ora occorre che l’ONU e la UE siano messi in grado di controllare i campi profughi in Libia, senza lasciare l’Italia di fronte ad una situazione ingestibile e sempre più pericolosa anche per i migranti. Le critiche dei giornali francesi, sciovinisti come sempre, nascono dal fatto che non hanno digerito che l’Italia, in silenzio senza fare annunci ridondanti, abbia posto le basi per una soluzione del problema. Il Governo italiano, più discretamente ma molto più concretamente, ha avviato trattative che hanno coinvolto Al Serraj in un programma di fornitura di mezzi navali ed istruzione della Guardia costiera libica, che ha incominciato a fermare gli scafisti in partenza dalle sue coste. Inoltre la decisione di normalizzare le relazioni diplomatiche con l’Egitto, ha, anche, consentito di aprire un dialogo con Haftar ( guardato con favore dalla Russia). Al contrario, l’incontro tanto sbandierato di Macron con Haftar e Al Serraj, che sono andati a scroccare una cena all’Eliseo, non ha prodotto alcun risultato pratico. Infatti, malgrado le promesse dei due interlocutori di Macron, per la Francia in Libia le cose sono rimaste esattamente come prima!

Sempre la settimana scorsa in politica interna, il Presidente Macron, invece, in materia di entrata in vigore della “loi travail” ha segnato un bel punto a suo favore. Alla manifestazione contro l’entrata in vigore del jobs act francese, organizzata dalla Confédération Générale du Travail-CGT (la CGIL francese), il giorno 12 settembre scorso, a Parigi hanno partecipato circa 200.000 persone, nelle altre città fra cui Marsiglia poche decine di migliaia. Il Segretario Philippe Martinez aveva promesso almeno 400.000 francesi in piazza a Parigi e in tutta la Francia centinaia di migliaia di manifestanti. Martinez, alla luce dei fatti, si è sbagliato di …uno zero. Inoltre alla manifestazione non hanno aderito Force Ouvrière (il terzo sindacato francese) e nemmeno la Confédération Française Démocratique du Travail (CDFT) il secondo sindacato francese dopo la CGT. Quindi Macron è riuscito nell’intento di dividere il sindacato ed a non fare riuscire la manifestazione contro la “loi travail”. Questo gli ha consentito di minimizzare la manifestazione del 12 settembre da lui definita con loo slogan “Lo sciopero dei fannulloni” (che è, a ben vedere, un ossimoro). Ma anche sul piano strettamente politico Macron ha realizzato un colpo vincente, perchè l’opposizione di sinistra è divisa. Infatti l’estrema sinistra di Jean Luc Mélenchon ha indetto una manifestazione per il 23 settembre a Parigi in contrapposizione a quella del 12 settembre della CGT. Anche il Front national è diviso e non ha espresso nessuna posizione in merito. Con questo panorama politico Macron si può sentire tranquillo perché la CGT e l’estrema sinistra di Melenchon non possono rappresentare una vera alternativa di governo e la destra non ha ancora trovato una linea politica credibile, dopo la disfatta nelle elezioni presidenziali. Quindi anche il calo della sua popolarità nei sondaggi non è, per ora, preoccupante perché se si tornasse a votare oggi, alla luce di queste divisioni, Emmanuel Macron non avrebbe avversari credibili.

(Lorenzo Ivaldo)

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