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ATTUALITÀ

Bambina cristiana e famiglia musulmana: binomio inconciliabile?

Gli ultimi giorni di agosto sono stati, almeno parzialmente, turbati da un’inchiesta del Times a proposito del caso di affidamento temporaneo di una bambina, bianca e cresciuta con i valori occidentali, a due famiglie di fede islamica.
Il contesto familiare nel quale la minore, di cinque anni, stava crescendo era piuttosto turbolento, per non dire tragico, ed il municipio di Tower Hamlets, un quartiere di Londra, ne decise l’affidamento per un periodo di sei mesi a due famiglie musulmane.
Lo scandalo nasce dal fatto che, apparentemente, ad una bambina di appena 5 anni venisse impedito, in entrambi i nuclei familiari, di esprimere liberamente la sua cultura, di portare il crocifisso al collo, di mangiare la pasta con la carbonara o anche solo di parlare l’inglese poiché, a quanto pare, le veniva imposto l’arabo.
I toni allarmanti del Times hanno contagiato, in uno strettissimo arco temporale, anche i quotidiani italiani che hanno rilanciato la notizia presentandola come drammatica e sconvolgente, riducendo il problema ad uno scontro di civiltà e alla mancanza di buon senso del municipio in oggetto.
La questione, giunta a conclusione da pochissimi giorni, è terminata con l’affidamento definitivo alla nonna, musulmana anch’essa, della bambina.

L’articolo del Times ha generato un’ondata di polemiche e, giustamente, non si è fatta attendere la risposta del Municipio che, dati alla mano, ha specificato come entrambe le famiglie risultate idonee all’affidamento non fossero musulmane praticanti, parlassero correntemente l’inglese e non imponessero, in alcun modo, la lingua araba.
La risposta delle autorità ha reso inconsistente l’inchiesta del quotidiano britannico che, a quanto pare, si fondava esclusivamente sulle dichiarazioni della madre naturale della bambina.

Se la verità, nella vicenda, sembra quasi soggettiva poiché le autorità ne hanno una e la famiglia naturale ( cioè la madre, poiché il padre non si trova) un’altra, essa non sembra un requisito fondamentale per riflettere sulla vicenda.
Alla luce delle dichiarazioni e delle smentite dovremmo interrogarci, in primo luogo, sul fatto che i più prestigiosi quotidiani italiani abbiano rilanciato la notizia, senza verificarla, come se solo il fatto che venisse pubblicata da un quotidiano inglese ne garantisse la veridicità.
In secondo luogo, il vero protagonista di questa vicenda, è il multiculturalismo. Il fattore multiculturale nelle società europee, sempre più globali, è fondamentale e lo diventerà progressivamente sempre di più; questa vicenda ne è solo un aspetto estremamente marginale.
Scandalizzarsi davanti al fatto che una bimba cristiana, di cinque anni, come se a cinque anni un bambino sia capace di aderire con convinzione agli ideali di una religione, venga affidata ad una famiglia di una religione diversa in un tale contesto ha molto poco senso.
Se da un lato abbiamo migliaia di esempi di bambini musulmani affidati o adottati da famiglie cristiane dove, per esempio, si consuma la carne di maiale, non penso sia uno scandalo che una bambina cresca musulmana anche se è nata cristiana.
Oltre a questo vi è un ultimo aspetto rilevante: ossia l’importanza della laicità; se la nostra società occidentale europea si sta avviando verso il multiculturalismo e la globalizzazione, è ancora troppo importante il peso che ha in essa la religione.
É francamente incredibile il fatto che ci si scandalizzi che una bambina, in una situazione familiare difficile, venga affidata ad una famiglia musulmana, come se l’aspetto importante non fosse far crescere la bambina in un ambiente sano ma, bensì, la religione della famiglia ospitante.
In questo senso, la nostra società, oltre ad allontanarsi dai pregiudizi che accompagnano determinate fedi religiose e tradizioni dovrebbe iniziare a percepire la secolarizzazione come un valore fondamentale per la sua crescita e la sua emancipazione. Lo stato stesso, tramite gli strumenti in suo possesso, come per esempio il sistema scolastico, deve favorire una progressiva laicizzazione della società. Non va impedito a nessuno di professare la propria religione, va impedito che essa venga percepita come un fattore discriminante dal punto di vista culturale e sociale come di fatto è accaduto in questi giorni.

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