Please assign a menu to the primary menu location under menu

Archivi

ATTUALITÀ

Essere o non essere: confine sottile tra vita e morte

essere o non essere amleto

di Pino Rosso

Solo il termine spaventa, si parla poco della morte, cerchiamo di esorcizzarla in ogni modo, anche evitando di parlarne, tanto da arrivare impreparati al grande passo.

Euripide dice: “Chi può sapere se il vivere non sia morire e se il morire non sia vivere”. Dovremmo rifarci di più, alla cultura antica e alla religione. Credere nell’aldilà è un dogma di fede che rende più facile pensare al momento del trapasso non come la fine, ma come continuità della vita.

Secondo me invece, la cultura occidentale ha una visione più limitata. É necessario tenere presente che la morte non è l’opposto della vita, è un momento della vita.

A tal proposito, non si può non pensare al vecchio insegnamento latino “Memento mori” ovvero “Ricordati che devi morire” che forse aiuta a vivere meglio.

Un altro esempio riguarda il libro “Sguardi sull’Aldilà” che si richiama al Buddismo Tibetano e che fa emergere come la felicità e la morte siano legate tra loro. Il corpo va sotto terra, mentre l’anima continua a vivere ricevendo il premio guadagnato in vita o meritato con il perdono.

Secondo questa concezione, il pentimento previsto dai vari credo, serve a liberare l’anima dal peso del peccato compiuto.  Se errare è umano, riconoscere le proprie colpe e chiedere perdono, specie a chi si è offeso è un percorso verso la sublimazione. Come sostiene anche Papa Francesco, concedere il perdono è misericordia, è un dono divino per giungere alla Santa Gerusalemme.

Soffermandoci ora sul concetto di morte, essa può essere passiva se il medico si astiene dal praticare cure e attiva se interviene per evitare inutili sofferenze, in casi di malattia terminale.  

Morte e eutanasia sono due vie per chiudere il ciclo della vita, ma ne esiste una terza, l’accompagnamento con cure palliative. Per combattere il dolore, migliorare la vita, esiste una via intermedia in cui operano molte associazioni per assistenza e consigli. Un’interessante esperienza è la “pet therapy” terapia dolce basata sull’interazione uomo-animale nata a Genova il 9 maggio 2014. Episodi straordinari che si sono verificati sono ad esempio i cani negli “Hospice” con nomi beneauguranti: Miracle e Spirit, portano il loro calore ai malati e sono famosi perché nel momento del trapasso si piazzano sotto il letto del paziente dalla parte della testa (forse perché e la parte più sensibile) quasi a voler accompagnare il paziente o difenderlo come un guardiano dalle ultime sofferenze della sua vita. 

Rispondi