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Il turismo ligure, tra il boom di agosto e i rischi di flop

Si dice che la nostra sia la terra del “mugugno” libero, ma, Santo Cielo, dopo le alluvioni, il crollo di viadotti e ponti, la nascita di sempre nuove e attraenti location, ci mancava anche la terribile epidemia che stiamo tutti vivendo e cercando di affrontare, limitando i danni. Nonostante il lungo lock down primaverile le sorti del nostro turismo si stavano risollevando questa estate. In Riviera era infatti tutto esaurito nei dieci giorni centrali del mese agosto (grazie alla grande voglia di spensieratezza scatenata dal periodo buio che ci ha mestamente accompagnato), ma già in settembre le camere prenotate per fine stagione balneare erano solo 3 su 10, e secondo Federalberghi questo è stato determinato dal peso delle notizie sul rialzo dei contagi Covid 19 e sulla movida. Ormai lo si è capito: il nostro turismo 2020 viaggia “a vista”, poiché nessuno può dire cosa accadrà, quante prenotazioni ci saranno, da quale parte d’Italia e del mondo proverranno i turisti. Ed è così che è successo a settembre che per tradizione è un mese con un suo mercato fatto di prenotazioni soprattutto straniere e di italiani meno giovani che non hanno scadenze scolastiche da rispettare. La Liguria, si può dire che stia divenendo uno specchio veritiero di ciò che accade nel Belpaese a livello turistico.
Il motivo delle brusca frenata avvenuta sta sempre nella situazione pandemica che preoccupa tutti soprattutto in questi giorni d’autunno nei quali l’allerta per il numero di contagi è tornato ad alzarsi quasi senza controllo. Gli albergatori hanno subito chiesto un incontro con Giovanni Toti chiedendo rassicurazioni e lo stesso, fresco di rinomina, ha garantito che non ci saranno salti nel buio e che il turismo sarà tenuto in conto. Ma il numero di presenze non è tutto perché sono i fatturati che continuano a vacillare. Le tante promozioni messe in atto per la prima e ultima settimana di agosto hanno convinto i turisti ad arrivare in massa, ma i conti dei bilanci non tornano comunque. «Vediamo molte acque minerali e poco vino in tavola», hanno detto i ristoratori per far capire come vivano i turisti le loro vacanze 2020. Fortunatamente come si evince da un’attenta analisi condotta da Coldiretti in collaborazione con Ixè, emerge come siano cambiate le abitudini degli italiani per le vacanze di quest’estate in reazioni alle nuove necessità dettate dalle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria legata virus: tre italiani su quattro infatti hanno scelto di visitare frantoi, cantine, aziende, agriturismi o mercati. Il turismo di prossimità ha favorito così la riscoperta dei piccoli borghi a discapito di località più conosciute e affollate. “Dal mare all’entroterra”, si potrebbe dire attraverso un azzeccato slogan: e quindi via con visite in cantine e frantoi, spesa presso i mercati e i punti vendita aziendali, pasti in agriturismi ed ittiturismi, il tutto per scoprire realmente il territorio ligure: sono sempre di più i turisti che fanno dell’enogastronomia un importante criterio di scelta della propria vacanza, gustando piatti della tradizione e acquistando prodotti locali a chilometro zero direttamente dai produttori, dove ottimizzare il rapporto prezzo/qualità e garantirsi una spesa sicura.
Il tutto contribuisce a far conoscere meglio la storia, la cultura e le tradizione di chi ha contribuito a conservare un patrimonio inestimabile come quello ligure, fatto di eccellenze conosciute a livello mondiale, come il Basilico Genovese DOP, l’oliva taggiasca, l’olio DOP Riviera Ligure, i nostri vini DOC, il pesce della nostra costa e tutte le produzioni presenti grazie alle numerose biodiversità che possediamo. La svolta patriottica a cui stiamo assistendo per le vacanze 2020, è estremamente importante in un momento in cui le minor presenze di turisti provenienti da altri lidi si sono quasi azzerate. Riscoprire i borghi ed il made in Italy sta diventando una importante occasione per fare un’esperienza a 360° della realtà locale. In Liguria il danno causato da questa dannata epidemia è notevole e rappresenta il 13% del Pil complessivo. L’unica buona notizia è che, rispetto al passato, ora è diffusa la consapevolezza che o ci si dà da fare o si chiude. E’ a questo scopo che a metà luglio è partita “In Liguria Puoi”, la campagna di promozione per lanciare la nostra bella Riviera come meta turistica per una vacanza in sicurezza ai tempi del coronavirus. Il finanziamento, il più ingente di sempre, è stato di 800 mila euro ed è servito per portare in ogni casa, in ogni computer e in tutti gli smartphone uno spot di qualità che punta sui nostri grandi «atout» :  mare, arte e cultura. si è trattato di un’iniziativa molto significativa come ha ricordato Marco Bucci, il sindaco di Genova (l’area che ha più patito l’isolamento ed il gap) e presidente dell’Anci regionale, perché ci aspettano momenti di grande difficoltà e questa pubblicità rappresenta un valido aiuto ai sindaci di tutta la Liguria che stanno creando con molta fatica le giuste opportunità per rilanciare l’offerta turistica nel rispetto delle norme. Anche l’introduzione della app “La Mia Liguria” si è dimostrata innovativa per valorizzare il grande patrimonio di offerte turistiche della Liguria e renderlo disponibile per cittadini e turisti. Dal punto di vista delle misure a sostegno, con il fondo strategico unico regionale sono previste forme di aiuto finanziario a favore di soggetti pubblici e privati. Al turismo sono stati assegnati circa 10 milioni di euro.

“La Liguria non si ferma davvero mai, nonostante tutte le avversità – ha detto il riconfermato Presidente di Regione Liguria Giovanni Toti – non potevamo immaginare premesse peggiori per questa stagione estiva tra Covid e problemi logistici, eppure i turisti, appena possono, tornano sulle nostre spiagge e nel nostro entroterra. Grazie di cuore, a nome di tutti i liguri, a chi non ha smesso di lavorare un solo giorno per preparare l’accoglienza nella stagione più difficile di sempre“. Insomma a livello turistico e di comunità facciamo parte di un unico sistema, e quando si è parte di uno stesso sistema l’unione fa la forza.

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