“L’importanza di chiamarsi”… di stagione

Uno degli argomenti principali che mi trovo ad affrontare durante le mie ‘chiacchierate’ coi clienti è quello legato al consumo di frutta e verdura; un compito fondamentale del Naturopata è infatti quello di educare ad una alimentazione naturale e consapevole, cioè impartire indicazioni sul modo più efficace e salutare per nutrire il nostro organismo.
Mi trovo dunque molto spesso a domandare se e in quali quantità avvenga l’assunzione di frutta e verdura e, nella maggior parte dei casi, il cliente risponde con entusiasmo di esserne un “consumatore abituale” e assiduo; alla domanda sulla tipologia e varietà di essi però la situazione si complica e il sorriso di soddisfazione spesso magicamente si spegne.
Il fatto che oggigiorno sui banchi dei negozi e dei supermercati si trovi qualsivoglia specialità ortofrutticola rappresenta infatti una questione piuttosto ‘spinosa’: in qualsiasi momento dell’anno è possibile trovare primizie che non sono tipiche del periodo e che spesso non hanno nulla a che fare con le nostre latitudini.
Il fatto di contemplare nella propria nutrizione il consumo di frutta e verdura non rappresenta di per sé una garanzia di ‘idoneità’ del proprio regime alimentare: la possibilità di acquistare prodotti ortofrutticoli non stagionali rappresenta un limite etico, oltre a rappresentare spesso un esborso economico piuttosto sostanzioso.
Il mercato alimentare richiede che in ogni momento dell’anno si possa trovare una immensa varietà di frutta e verdura ma d’altra parte questa richiesta corrisponde a metodi di coltivazione intensiva, allo stoccaggio in frigorifero per lunghi periodi e all’importazione da paesi geograficamente molto lontani. La filiera è decisamente controllata ma non dimentichiamoci che l’agricoltura intensiva impoverisce il terreno e richiede l’utilizzo massivo di fertilizzanti, lo stoccaggio in celle frigorifere blocca il naturale processo di maturazione del prodotto ortofrutticolo, e l’importazione di alimenti freschi implica il rischio di trasportare specie di insetti non autoctoni e quindi potenzialmente pericolosi per le nostre colture. Consumare prodotti al di fuori della loro stagionalità non rappresenta un rischio per la nostra salute ma è sicuramente poco etico per il pianeta.
Le nostre nonne portavano in tavola esclusivamente alimenti di stagione e gli stessi colori dei cibi erano un allegro indicatore del periodo dell’anno in cui venivano raccolti: più scuri, meno dolci e pigmentati in inverno e più sgargianti e saporiti d’estate. Questa naturale inclinazione vegetale non è affatto casuale: non dimentichiamo che la frutta e la verdura, oltre a vitamine e minerali, contengono pigmenti aventi funzioni importanti per il nostro organismo, come ad esempio i flavonoidi, potenti antiossidanti contenuti negli alimenti di colore rosso-violaceo, o la clorofilla presente nei vegetali a foglia verde, una sostanza in grado di stimolare positivamente i globuli rossi. Un pomodoro mangiato a gennaio non compromette di certo la nostra salute ma difficilmente lo troverete sul banco di un negozio che si occupi di biologico: il rispetto della natura passa anche attraverso la tutela della stagionalità!
Al prossimo giovedì, al naturale.
cristinacavallero.nat@gmail.com