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CULTURA

Maria Paiato vincitrice del 46° Veretium per la prosa. A Verezzi, sarà premiato anche Chiti, scenografo di ‘Dieci piccoli indiani…’

di Laura Sergi

È Maria Paiato la vincitrice del 46° Premio Veretium per la prosa, assegnato ogni anno, durante il Festival teatrale di Borgio Verezzi, all’attore o all’attrice che ‘nell’ultima stagione teatrale si sia particolarmente distinto per impegno di testo e capacità di interpretazione’, e che riceverà l’ambita riproduzione in argento e oro del Mulino Fenicio sito sulle colline del paese, in una delle prossime serate della Rassegna. Paiato è il primo nome che figura nell’Albo dei premiati del Premio ‘Provincia di Savona’ del 1991, per l’attore o l’attrice non protagonista, che abbia ricevuto più voti di preferenza degli spettatori abbonati.

Il calendario del 50° Festival, intanto, vedrà da domani sera, martedì 19 (fino a giovedì 21 luglio, ore 21.30) una nuova prima nazionale, con un testo di Agatha Christie: ‘Dieci piccoli indiani… e non rimase nessuno’, traduzione di Edoardo Erba. Sotto la regia di Ricard Reguant (suo anche il progetto scenico al fianco di Gianluca Ramazzotti), e con i costumi di Adele Bargilli, a calcare le scene sarà Ivana Monti, che avrà al suo fianco: Giulia Morgani, Pierluigi Corallo, Caterina Misasi, Pietro Bontempo, Leonardo Sbragia, Mattia Sbragia, Luciano Virgilio, Alarico Salaroli e Carlo Simoni. Le scene saranno di Alessandro Chiti, più volte presente alle Rassegne verezzine, e che aggiungerà quest’estate una nuova Targa alla sua collezione, dalle mani del direttore artistico del Festival, Stefano Delfino, in ricordo della bellissima prua della nave all’interno del ‘Tango delle ore piccole’ di Manuel Puig, della stagione 2004, che sopraggiungeva da dietro le quinte sino a incombere sulle prime file di spettatori. ‘Mai – ha ricordato il direttore artistico in una Conferenza stampa – il pubblico ha applaudito un momento scenico, e per tre sere consecutive, in tutta la storia del Festival’. Il Premio andrà a Chiti in rappresentanza di tutta la categoria degli scenografi, in questo momento penalizzata altamente per la crisi teatrale.

Ritornando al Calendario 2016, applauditissimi Jurij Ferrini e il suo gruppo ne ‘Manezzi pe majâ na figgia’ di Niccolò Bacigalupo, titolo d’apertura ufficiale del Cinquantennale, in prima nazionale dal 14 al 16 luglio. La trama arcinota del povero Steva vessato continuamente dalla moglie Giggia, che per la figlia Metilde vorrebbe un matrimonio che consentisse a tutta la famiglia la scalata sociale. Peccato che per far questo occorra spezzare il cuore di Cesarino, il cugino innamorato da tempo della ragazza, e peccato che Steva si sia appena dichiarato a favore del matrimonio fra i due con il padre di lui. Bravo Ferrini a passare dal momento in cui vorrebbe comunicare al nipote che la cosa è fatta, ad un dialogo fatto di mezze parole e tanti inviti al coraggio (che a lui per primo manca), infine ad un chiarimento durante il quale dovrebbe ripetere ciò che gli suggerisce la moglie (la brava Orietta Notari) e che si trasforma in un ingarbugliato nonsenso, che è uno dei momenti più belli dello spettacolo. Claudia Benzi è stata eccezionale nel ruolo della domestica Comba, realistica e concreta, e simpatico il signor Venanzio (Fabrizio Careddu), una marionetta sul palco che deve difendersi dagli insulti di Giggia, quando le cose si rivelano per come sono in realtà: il signor Riccardo (Matteo Alì) è innamorato di Carlotta (Rebecca Rossetti), e a Metilde (Arianna Comes) non rimane che ritornare a Cesarino (Stefano Moretti). Però questi ha ben visto di persona come la ragazza fosse interessata a Riccardo, anche dietro suggerimento del signor Pippo (Angelo Tronca), che l’ha invitato a spiare un colloquio tra i due… Purtroppo per lui, bene per il lieto fine, è così innamorato da perdonarla!

Sotto le scene e i costumi di Laura Benzi, ovviamente la perfezione non è di questa terra. Se, quando c’è di scena Govi, si corre sempre il rischio di cadere in un’imitazione, c’è anche il pericolo più sottile che gli attori per primi cedano ad un accenno alla risata, che è quanto è successo la sera del 16. Ciononostante, una grande serata con ripetute chiamate agli applausi, di buon augurio per il prosieguo del Festival.

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