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CULTURA

Ovazione per Zavatteri, splendido spadaccino e poeta, al 48° Festival di Verezzi

CyranoA dir poco meraviglioso lo spettacolo in prima nazionale del 48° Festival di Verezzi, che ha aperto il calendario degli appuntamenti in Piazzetta Sant’Agostino: ‘Cyrano de Bergerac’, di Edmond Rostand, la sera dell’11 luglio ha incantato il pubblico che ha tributato una vera ovazione per Antonio Zavatteri nei panni del protagonista, quasi sempre presente sul palco.Un testo riportato in versi e non in prosa, secondo una scelta lungimirante dei registi Matteo Alfonso e Carlo Sciaccaluga, anche attori sul palco. Siamo nel XVII secolo. Tutto poggia sulla figura del poeta e spadaccino afflitto da un lungo naso, e che pertanto ritiene che il sentimento che lo lega a Rossana (Silvia Biancalana) non potrà mai essere ricambiato. Così si presta ad aiutare lei e Cristiano (Vincenzo Giordano) a coronare il loro sogno d’amore, regalando all’amico cadetto di Guascogna stupende lettere d’amore. Gli presta anche la propria voce, approfittando del buio della notte, perché Cristiano proprio non è in grado di dirle altro che ‘t’amo’. Continuerà a scriverle lettere due volte al giorno anche in guerra, e cercherà di proteggere l’amico-rivale dai pericoli. Lui, invece, abituato a lottare continuamente, i pericoli non li teme: di notte oltrepassa l’accerchiamento nemico, pur di far recapitare alla cugina le missive scritte a nome dello sposo.È bellissima la figura del Cyrano, un uomo abituato a dirimere ogni questione con la spada, coraggioso e leale, che lotta contro il potere e per la propria indipendenza, e che si rammarica così tanto del suo difetto fisico mentre dal suo cuore sgorgano parole tanto armoniose.Intanto Cristiano muore in guerra e Rossana entra in convento a portare il suo lutto. Ogni settimana, anno dopo anno, le farà visita Cyrano. Però è arrivato anche l’ultimo giorno per lo spadaccino: un agguato subdolo lo ha ferito mortalmente e lui si ritrova a svelarsi con la cugina, perché non ha più l’accortezza di fingere di leggere una lettera di Cristiano, ma la rievoca a memoria. Ora Rossana conosce la verità, ma è troppo tardi. Ognuno di noi ha il suo modo per giudicare quando uno spettacolo sia stato eccezionalmente pregnante. Alla sottoscritta capita (raramente, ma capita) di stare qualche giorno con la testa immersa nel ricordo teatrale, come se l’immaginario sipario non fosse stato calato completamente e fossimo ancora tutti in Piazzetta (analoga cosa, per Verezzi, mi successe solo con ‘Urfaust’ di Goethe del 2005, con Ugo Pagliai e Paola Gassman).  Applausi convinti anche per tutto il resto del cast: Filippo Dini, Roberto Serpi, Alberto Giusta, Sarah Pesca e Davide Gagliardini. Scene e costumi di Guido Fiorato, luci di Sandro Sussi, musiche di Andrea Nicolini, traduzione di Mario Giobbe (nella foto dello studio Azais, Biancalana e Zavatteri).

Laura Sergi

 

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