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ATTUALITÀPOLITICASAVONA

Pillole di memoria storica: gli 86 anni di Alberto Teardo

La testimonianza di chi ha vissuto le vicende politiche e sindacali di quegli anni

 

Alberto Teardo, nasce a Venezia il 26 maggio del 1937 e cresce nella Città Lagunare.

Giovanissimo si trasferisce a Savona dove diventa un funzionario della Fiom CGIL (ovvero i mitici metalmeccanici). La carriera politica, il suo peso specifico nella conta del potere e la sua influenza politica, sarebbe meglio chiamarla con il suo vero nome, anche se dovesse apparire un po’ sacrilego; parlo del concetto peculiare e originale di Antonio Gramsci che va sotto la dizione “EGEMONIA”; La carriera di Alberto, fu rapida, repentina e travolgente! Negli anni d’oro della improvvisa ascesa del “savonese” Alberto Teardo, si riducono i vecchi potentati economici che hanno guidato la Città ed emergono i “nuovi “ politici forgiati da Re Alberto 1°mentre entrano a Corte i nuovi valvassori, ossia i nuovi potenti politici “savonesi e liguri”, di cui molti di buon conio e altri di pessimo conio, sino a scivolare nella delinquenza comune e nella massoneria deviata. In questa pillola mi piace ricordare Paolo Caviglia, Osvaldo Chebello, Riccardo Borgo, Leo Cappello, Massimo De Dominicis, Mauro Testa, Tomaso Amandola,  Franco Carega etc., personalità tutte di spessore che, sicuramente hanno anche potuto sbagliare, ma che hanno saputo rappresentare Interlocutori Istituzionali e imprenditoriali di sicuro livello.

Li ho avuti tutti come Interlocutori, Controparti, Amici e non posso non riconoscere che avevano uno spessore e una qualità distante anni luce rispetto alla mediocrità della classe politica dirigente in essere a Savona e nella sua Provincia declinante.

Alberto Teardo, era il Capo riconosciuto e il Leader massimo del Psi savonese, che pur era “ancora ed anche” il Partito di Sandro Pertini. Come già ho ricordato, Alberto Teardo nasce e cresce a Venezia, terra natale e Repubblica Marinara di un altro potente Ras socialista, l’on. Ministro Gianni De Michelis.

Abbiamo anche visto che Alberto Teardo si trasferisce a Savona come sindacalista di area socialista della FIOM CGIL! E, infatti, in quei tempi e sino alla Caduta del Muro di Berlino, i Dirigenti della CGIL (compreso ovviamente Chi scrive) venivano selezionati e promossi con il bilancino e una sorta di Manuale Cencelli, pur mai scritto! Perché non dirlo? I Dirigenti della CGIL a tutti i livelli di Direzione, venivano per 2/3 dall’area comunista di riferimento e per 1/3 dall’area socialista e riformista.

Il giovane Alberto Teardo, ci mise assai poco a comprendere che il suo posto non era nella CGIL e, tantomeno, nei metalmeccanici della Fiom. Annusò l’aria sindacale, lasciò  presto l’incarico, salutò e se ne andò a svolgere il ruolo di rappresentanza dopo essere stato nominato nuovo presidente dell’Ente Case Popolari; poi diventò consigliere regionale e poi assessore ai lavori pubblici della Regione Liguria. Diventerà, infine,  Presidente della Regione Liguria dal 28 settembre 1981, al 25 maggio 1983. Il suo nome compare anche nella lista degli iscritti alla P2 del Capo della Massoneria Licio Gelli, con la tessera n. 341.

Il 14 giugno del 1983, venne arrestato con l’accusa di associazione a delinquere di stampo mafioso nell’ambito di un’inchiesta per corruzione e concussione con altri esponenti del P.S.I. ligure,  a pochi giorni prima delle elezioni politiche nelle quali si era candidato, sempre per il P.S.I. e sarebbe stato sicuramente eletto Deputato e fors’anche nominato Ministro della Repubblica. Tra i capi d’accusa ci sono i suoi legami con Peppino Marcianò, boss della ‘ndrangheta’ in Liguria e grande elettore di Teardo. Venne rilasciato dopo avere scontato più di due anni di carcere, per la caduta dell’accusa di mafia. La Corte d’appello di Genova lo condanna a 12 anni e 9 mesi per i reati di associazione a delinquere, concussione, concussione continuata, peculato ed estorsione.

Devo da ultimo raccontare la mia avventura con Lui, anche perché era, a sua e mia insaputa, il suo ultimo giorno di libertà.

Nel giorno della vigilia del 14 giugno 1983, eravamo davvero messi male nella delicata e complessa vertenza a difesa delle 2 cokerie che insistevano nella nostra Provincia (Fornicoke a Vado e Cokitalia a Bragno), la terza era a Marghera (Ve) sotto il mantello di protezione di Gianni De Michelis, allora Ministro delle PP.SS e la quarta ad Avenza (MS) di area Repubblicana e di copertura della storica nota Massoneria.

La vertenza mi e ci stava sfuggendo di mano con una radicalizzazione che non dava un attimo di respiro, snervante, stressante e logorante il fisico e l’anima! Dovevi dirigere! Dovevi assumerti sempre e comunque le tue responsabilità e dare di conto a mille lavoratori che a Vado facevano lo sciopero della fame, per la prima volta in Italia e, forse, nel Mondo e a Bragno avevano esautorato la Direzione, cacciato dalla Fabbrica il Direttore Ing. Novarese (ancora vivo e vegeto) e proceduto alla autogestione degli impianti che erano potenziali bombe ad orologeria, affidati da me a tre Tecnici vicino al Sindacato: Crozza per la CGIL, Morea per la CISL e Osvaldo Chebello per la UIL.

Mi ricordo ancora adesso che con la mia Dyane Rosso Antico facevo la spola tra Vado e Bragno, con Angelino Vaccarezza  vestito con i pantaloni alla zuava, che mi rincorreva con la macchina di servizio di Tele Tril di Loano (Pensa Te!) Anche perché tutti i maggiori inviati dei Quotidiani Nazionali e delle TV erano in Provincia (Claudio Sabelli Fioretti, Gianpaolo Pansa, il povero Santo Della Volpe, etc.).

La tensione, già alle stelle, crebbe esponenzialmente perché dopo pranzo mi e ci vennero a prendere i Carabinieri della Procura per portarci a Palazzo Santa Chiara e farci interrogare dalla famosa Sostituta della Repubblica Tiziana Parenti detta Titti la Rossa! Titti che poi trasmigrò al Pool Mani Pulite di Milano e…poi ancora Deputata di Berlusconi e, infine , Avvocato.

Il giorno dopo, appunto il 14, era previsto alla 14 nella Sala Giunta della Regione Liguria TorreA in via Fieschi, l’incontro con il Presidente Alberto Teardo e con gli Assessori competenti.

L’incontro, con la sala Giunta stracolma tra le Delegazioni sindacali e istituzionali ufficiali e i delegati dei Consigli di Fabbrica della ex Cokitalia ed ex Fornicoke.

Nel lungo tavolo io, in mezzo tra Rossi e Congio e Teardo esattamente di fronte a me tra i suoi due assessori alla Industria e allo Sviluppo economico.

La tensione emotiva si tagliava con le dita e la Delegazione operaia era stanca di promesse e di passerelle politiche.

Il Presidente, troppo sicuro di sé o, come io continua a pensare, male informato dai suoi Consigliori, buttò sul Tavolo due innocenti battute sui “Savonesi che comandano a Genova” e un’altra sul veneziano De Michelis che (ai tempi di allora) era più potente e ascoltato di Lui.

Boati e urla della Sala operaia! Andò dritto in media res e, nei fatti, sposò la linea strategica di Eni e Ministero delle PP.SS che proponevano una soluzione vertenziale meramente geopolitica a prescindere da ogni ragionamento di Politica Industriale e, soprattutto, di modernità tecnologica degli impianti, a iniziare dalle Batterie e dai Forni.

In buona sostanza: siccome le Cokerie sono 4 e insistono su 3 Regioni, tagliamo una delle due Cokerie di Savona evitate pure Voi la scelta.   O la Fornicoke di Vado Ligure o la Cokitalia di Bragno.

Inoltre mette sul tavolo il jolly della occupazione: nessuno dei circa 459/500 esuberi derivanti dalla chiusura verrà licenziato e tutti saranno salvaguardati accedendo al Prepensionamento a 50 anni di età anagrafica o attraverso la mobilità negoziata da Vado a Cairo, o, viceversa da Cairo a Vado.

E chiude rivolto a me …sorridendo tra i denti, “pensaci bene Bruno, perché io stasera vedo  De Michelis e vorrei Stringere l’intesa”.

Devo dire che io non ci ho visto più, ero paonazzo per la rabbia e sentivo le mani di Angelo Rossi e Pino Congiu che stringevano le mie braccia impedendomi di potermi alzare e fare qualche colpo di testa!

Raccolsi, in quegli attimi, tutte le mie forze e la mia determinazione e iniziai, in un crescendo, le nostre contestazioni di metodo e di merito contraria alla scelta geopolitica a prescindere! E insistetti molto sulle scelte di politica industriale nazionale che avrebbero dovuto essere fatte per motivare se e quale chiusura andava fatta a Valle, nonché sulle innovazioni tecnologiche già incorporate a Vado e Cairo e alla vetustà degli Impianti di Marghera e Avenza! Conclusi che gli unici parametri che avremmo accettato per determinare la dismissione dell’impianto X erano i parametri relativi allo stato tecnologico e di sicurezza degli impianti.

Teardo era nervoso e si capiva che fosse in difficoltà a sanzionare la mediazione interna di Partito con Gianni De Michelis e con i Repubblicani e i Massoni a Massa Carrara, scontando la dura opposizione della componente comunista savonese.

Gliene dissi di tutti i colori e utilizzai l’intero Calendario dei Santi e dei Profeti, mentre la Torre A di via Fieschi tremava dalle urla.

L’incontro al vertice finisce alle 17 ed alle 18 era già convocata l’Assemblea di fabbrica a Bragno (500) e alle 21 quella di Vado Ligure (459).

Verso le 19 in piena Assemblea di Cokitalia, mentre sto facendole conclusioni, sento un frastuono e un vociare sempre più diffuso e insistente: non capisco! Vedo Osvaldo Chebello che fende la folla e mi si avvicina al tavolo della Presidenza ed ad un orecchio mi sussurra “ Bruno, Sta scicur l’han piolle” e un applauso generale lo seppellì.

Bruno Spagnoletti

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