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Quiliano&Valleggia: fusione che non mette tutti d’accordo

Ormai è noto a tutti: Quiliano e Valleggia uniranno le loro forze per dare vita a un nuovo soggetto che disputerà il torneo di Prima Categoria.
La fusione di due realtà, profondamente diverse per storia e tradizione, per valori e obiettivi, incontra inevitabilemente pareri discordanti. E quanto accaduto tra le aquile e i purples non fa eccezione.
La fusione rappresenta in toto la volontà della Polisportiva, guidata dal presidente Fersini, di avere un unico soggetto calcistico in grado di rappresentare un polo attrattivo per le molte famiglie del comprensorio e dotare Quiliano di un settore giovanile degno del suo passato. Di fatto, il Quiliano fornirebbe la possibilità di disputare un campionato più prestigioso e il settore giovanile, nonostante sia ai minimi storici. Dal canto suo, il Valleggia approderebbe al campionato superiore dopo aver sfiorato la promozione per due stagioni consecutive. Certo, qualcuno potrebbe dire che conquistare le cose sul campo ha tutto un altro sapore.
Insomma, se da una parte le ragioni dell’unione sono già state chiaramente espresse, poco spazio è stato conferito a chi pensava: “Questo matrimonio non s’ha da fare”.
In particolar modo, il gruppo di “ultras” del Valleggia, formato da giovani del paese, non ha digerito la scelta. C’è chi pensa infatti che il Valleggia non abbia guadagnato nulla da questa fusione se non l’erosione di un gruppo storico che si alimentava naturalmente da anni al fine di salvare i cugini e che, in fondo, si sarebbe potuto provare a creare un settore giovanile mantenendo denominazione e tradizione “purple”. Da questa prospettiva romantica, un salto di categoria raggiunto grazie a carte e riunioni non ha il sapore del successo, per nulla.
Il commento della tifoseria affidato a una nota:: “La nostra fiducia è stata tradita, così come la passione che abbiamo messo in questi due anni, in cui abbiamo seguito la squadra con passione e dedizione. Siamo rimasti delusi e amareggiati dalla decisione della società, che è stata in un certo senso “svenduta” per interessi che vanno oltre la sfera sportiva”.

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