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ATTUALITÀ

UNA STORIA VERA ( NON AVERE PAURA)

di Loretta Ramognino

Esattamente un anno fa iniziava il mio calvario lavorativo.

Facevo parte della schiera dei condannati.

E lo sapevo.

Mi sentivo come chi si aggrappa a lembi remoti di vita, come colui che sta assaporando l’ultima sigaretta prima di essere bendato, come chi sa di essere sbranato.

Perdevo il lavoro in un età critica.

L’unica certezza, una delle poche stabilità, convinta ingenuamente che non ci sarebbe più stata gavetta da fare.

Continuavo a resistere, mi aggrappavo ad ogni appiglio, ad ogni spuntone di speranza.

Correvo bendata e ansimante senza una meta, sbagliando il percorso, tornando indietro, cadendo.

Pensavo ad un “ dopo” che non riuscivo a vedere né ad immaginare.

Non respiravo con regolarità e dormivo stremata con risvegli che non portavano nessun consiglio.

Il sole continuava a sorgere senza darmi aiuto, senza illuminare la mia mente impregnata di paura.

Era come l’avvicinarsi di un lutto inevitabile.

La paura.

Il punto davvero critico è questo.

E’ vero esiste il problema. Concreto e importante, ma il vero nemico non è la realtà, ma la paura che fa perdere il senso dell’orientamento, del reale, il senso di noi.

Ora lo so.

Avrei dovuto fermarmi subito e riflettere, ma la mia fuga con pensieri scomposti mi confondeva, mi toglieva forza.

Cercavo ancore immediate, qualcosa di molto simile alla magia che aprisse un varco fra i rovi, un oppio che lenisse.

Sbagliavo tutto.

Era come scatenarsi nelle sabbie mobili.

Stavo subendo un licenziamento improvviso e ingiusto, ma il motivo era poco importante. L’analisi dei motivi va fatta dopo, un po’ come le autopsie. A freddo.

La realtà che vivevo era quella e il fatto che toccasse molte persone non mi era di alcuna consolazione.

Finchè non mi sono imposta un arresto.

Ho deciso di rimanere immobile per un po’.

Con il solo respiro della sopravvivenza, senza parlare, senza maledire.

Qualcosa doveva pur arrivare.

Magari un altro fulmine.

Ma ho sempre avuto fiducia nelle attese e credo che Godot, presto o tardi arrivi sempre, se si ha fiducia in lui.

Svegliarsi la mattina senza sapere dove andare sconvolge la mente.

Conosciamo il senso dell’inutilità e, non si sa come, anche il senso di colpa per qualcosa che probabilmente non abbiamo commesso.

Ho iniziato a prendere respiro, ad ascoltare il silenzio.

Cercavo di guardare le cose con distacco per eliminare ogni dipendenza.

Dormivo, passeggiavo, leggevo e scrivevo. Ridevo.

Ho fatto in modo di eliminare le tossine, di staccarmi emotivamente da qualcosa che non c’era più. Che era già da considerare come il mio passato.

E’ stato quello il momento del nuovo inizio.

Volente o nolente.

Che mi piacesse o meno.

Ma per far si che il desiderio , la volontà, e l’impegno riaffiorassero dovevo decantare e ripulirmi.

Non si puo’ riempire senza prima svuotare.

Nel pulito, nel mare calmo arrivano le idee innovative che non sarebbero mai nate ( ma da dove sono venute? Io non pensavo di averle in me, ma erano solo soffocate) .

In Piemonte dicono : “ bugia nen” ( non ti muovere) e non ho mai sentito un detto popolare più saggio nei tantissimi eventi della vita.

Nella crisi non ti muovere.

Nello schianto non ti muovere.

Non ti muovere quando l’onda ti ha trovolto.

E’ cosi facendo che qualcosa accade.

Dobbiamo abbandonare la nostra mentalità di schiavi asserviti ad un lavoro, ad un sistema, ad un amore.

Ripulirci e guardare in modo distaccato.

Una volta calmi ci possiamo interrogare.

Chiedere alla nostra coscienza che cosa vogliamo fare da grandi, parlandole con dolcezza.

Lasciamo affiorare i pensieri senza mettere barriere, quei pensieri che se sono sopravvissuti fanno parte di noi da sempre.

Sono loro che dobbiamo ascoltare e poi seguire.

Piano, piano con tutto l’amore che possiamo.

Prendendoli per mano e conducendoli con noi.

Elaborare un piano per farli crescere.

Un piccolo compito ogni giorno.

Io l’ho fatto e mi è sembrato un miracolo.

Ho riportato in vita sogni infantili che credevo morti o dispersi in una memoria che non mi apparteneva più, ma loro erano solo tristi, denutriti, soli, tenuti prigionieri e costretti al silenzio.

Giacevano in un angolo remoto del cuore nell’illusione scellerata e assassina che sia il sacrificio necessario per questa nostra vita di sola asprezza.

Ho dato loro l’ossigeno necessario per riprendere vita, l’amore che avevano dimenticato, lo stesso di cui mi ero privata io.

Li ho di nuovo nutriti promettendo loro di non abbandonarli mai più.

Li ho rassicurati. Non vedranno più il buio. Io ve lo giuro.

E adesso la rotta si è invertita: sono loro che portano me e sono sempre loro che mi hanno indicato la direzione , quella che dovevo prendere ed imboccare tanto tempo fa.

Sono all’inizio di un viaggio, ma sto lavorando.

Non so quanto sia lunga la strada e non so neppure se ci sarà una meta o se sarà solo un percorso. Ma illuminato e caldo.

La paura è finita e ho ripreso a muovermi veloce.

E sono felice, non più sola, di nuovo amata, ancora una volta innamorata.

Io posso dire solo questo perché l’ho vissuto.

Calma

Silenzio

Riflessione

Ascolto attento della nostra coscienza

Guidare e ricominciare

Ma non dimenticare.

1 commento

  • Ho rivissuto quello che mi é accaduto circa 4 anni fa….stesse sensazioni, stessi pensieri. La vita è sempre davanti a noi, il passato è ciò che è stato e non tornerà. Un saluto all’autrice, che conosco da una vita, anche se preferisco non presentarmi.

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