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ECONOMIA

Urso, strapaese e Taranto: la vera sfida del sistema Italia?

 Tra nazionalismi nostalgici e multinazionali, il futuro dell'ex Ilva e di un paese in cerca di identità.

“Questa è la vera sfida del sistema Italia”: con queste parole il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha annunciato l’ennesimo incontro sulla vertenza ex Ilva. Un tema che, a distanza di anni, continua ad impantanarsi in un groviglio di interessi economici, contraddizioni ideologiche e nostalgie per un passato che non esiste più.

Da un lato, il ministro Urso si appella al “sistema Italia”, evocando una sorta di unità nazionale di fronte all’ennesima sfida industriale. Un richiamo che, non a caso, riecheggia le parole di Curzio Malaparte e del movimento Strapaese, con la sua enfasi sulla ruralità, la tradizione e il patriottismo.

Dall’altro lato, la realtà di Taranto e dell’ex Ilva è ben lontana da questa retorica nostalgica. Un sito industriale inquinato, una città soffocata dalle polveri e un futuro incerto per migliaia di lavoratori. Una situazione che, per essere risolta, richiede ben più di roboanti proclami e vaghe promesse.

C’è poi la questione degli interessi multinazionali, che il ministro Urso dipinge come una sorta di salvezza per la siderurgia italiana. Ma è davvero nell’interesse del “sistema Italia” svendere il proprio patrimonio industriale a colossi stranieri? E quali garanzie ci sono che questi investimenti porteranno realmente benefici al territorio e alle persone?

L’Italia, paese delle mille contraddizioni, si trova ancora una volta a un bivio. Da una parte, la tentazione di rifugiarsi in un passato idealizzato, fatto di retorica nazionalista e nostalgie rurali. Dall’altra, la necessità di affrontare le sfide del presente con pragmatismo e lungimiranza.

La vera sfida del sistema Italia non è una questione di slogan o di ideologie nostalgiche. È la capacità di costruire un futuro sostenibile per tutti, basato sull’innovazione, la tutela dell’ambiente e la giustizia sociale.

E questo futuro non può passare dalla svendita del patrimonio industriale italiano a interessi stranieri. Piuttosto, richiede un impegno serio e concreto per la riconversione ecocompatibile dell’ex Ilva, la creazione di nuovi posti di lavoro e la bonifica del territorio.

Solo così si potrà davvero dare un futuro a Taranto e all’ex Ilva, e dimostrare che il “sistema Italia” è ancora in grado di affrontare le sfide del XXI secolo.

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