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Al Carlo Felice una Tosca da manuale con una voce savonese

Matteo Peirone nel ruolo del sacrestano

Al Carlo Felice è tornata, registrando un grande successo di pubblico, la sublime Tosca di Giacomo Puccini, nell’allestimento realizzato da Davide Livermore nel 2014  per il teatro genovese, oggi riproposto da Alessandra Premoli.  Il lavoro del regista  si è rivelato ancora attuale  e incisivo, riproponendo la fosca, drammatica e insieme amorosa  vicenda in maniera moderna, ma  comunque rispettosa della scrittura  pucciniana. Il prisma girevole che costituisce la scena (anche se esternamente a esso dei particolari, quali, all’inizio, i ceri sulla balaustrata, aggiungono colore e significato all’azione),  porta nei tre luoghi fondamentali , la chiesa di Sant’Andrea della Valle, dove  Mario Cavaradossi, il pittore, intona  la romanza“Recondita armonia..”,  Palazzo Farnese, con gl’intrighi di Scarpia  e la disperata reazione di Tosca  e, alla fine, Castel Sant’Angelo. Proprio qui il colpo di scena finale mostra la famosa  statua dell’angelo prendere vita, avvicinandosi all’eroina, in procinto di lanciarsi dagli spalti, quasi ad accoglierla fra le sue braccia. Un coup de théatre inatteso e riuscitissimo, su cui cala il sipario tra lunghi applausi.

Ma se la messa in scena e la regia hanno avuto una parte importante in questa rappresentazione, il cast ha convinto per bravura, presenza scenica e recitazione. Fra i personaggi principali del dramma, un autentico triangolo amoroso, strettamente intrecciato alle vicende politiche di un’epoca tormentata, il baritono Amartuvshin Enkhbat, originario della Mongolia, ha conferito grande potenza vocale  ed espressività al perfido Scarpia,  il tenore  Riccardo Massi,  nel ruolo  di Mario Cavaradossi, è stato sempre convincente e applauditissimo   nella celebre “E lucean le stelle..”, eseguita con passione, in maniera impeccabile.  La protagonista, Floria Tosca, ha trovato nel soprano uruguaiano Maria José Siri, un’interprete ideale, che ha saputo trasmettere con una voce impeccabile tutte le sfumature della partitura e della psicologia di uno dei personaggi più amati della lirica.   Accolta da ovazioni la celeberrima “Vissi d’arte”. Bene anche  l’Angelotti del coreano Dongho Kim, lo Spoletta   di Manuel Pierattelli, lo Sciarrone di Claudio Ottino. E, last but not least, convinti applausi per il savonese Matteo Peirone, basso brillante,  che con la consueta bravura, con simpatia e ironia, ma senza strafare, ha  disegnato la figura del Sacrestano che, nella sua interpretazione, nel 2015 era stato definito dall’ Opera International di Parigi “un sacrestano gustoso, uscito direttamente dall’universo di Comencini o di Dino Risi”. Del resto Peirone ha interpretato più volte questo ruolo su palcoscenici prestigiosi, alla Scala di Milano, all’Opera e agli Champs Elysées  di Parigi, al Festival di Verbier,  A Bilbao, Anversa e, nel 2018, al Festival di Pasqua di Salisburgo. Ha inoltre partecipato all’incisione per la Decca della Tosca, diretta da Zubin Metha.

Le ultime tre repliche di Tosca saranno venerdì 3, sabato 4 e domenica 5 marzo.

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