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Giuseppina Ghersi: polemiche a non finire

Ancora polemiche sulla targa in memoria di Giuseppina Ghersi, la bambina uccisa in circostanze ancora oscure, perchè nonostante tutto quello che si legge e si dice le circostanze dell’assassinio della povera adolescente savonese rimangono non chiare! Ora il gruppo “sSemplicemente Noli” presenta una interpellanza, più che motivata ovviamente e pertinente, sulle formalità con cui il Comune di Noli ha apposto la targa in memoria di Giuseppina Ghersi il 30 aprile scorso! Perchè non la si lascia riposare in pace, per quello che rappresenta: un vittima innocente, quasi bambina, di cose più grandi di lei, che riguardavano adulti che a volte, forse, non avevano il senso della misura e della giustizia!. Che vi sia una volontà di revisionismo e di strumentalizzazione della vicenda, ancora oscura, mi sembra giusto ripetere, da parte di un certo estremismo che dopo decenni, dopo la scomparsa di chi direttamente visse gli avvenimenti, come è logico, dati gli anni, o meglio i decenni che passano, continua una campagna di animosità per screditare la Resistenza, fenomeno europeo che vide coinvolti istituzioni, forze politiche, ranghi militari, di molte appartenenze in una corale opposizione a chi voleva instaurare un impero basato sul principio del nazionalismo esasperato e del razzismo, e cerca ogni appiglio per riscrivere la storia, mi sembra più che evidente; ma pare che sia evidente anche una certa sordità ed insensibilità alla verità: quella che faceva scrivere, in occasione della cerimonia, non  ufficiale, di apposizione della targa, “Rispetto per la tragedia che si è consumata, ma era una collaborazionista fascista che con le sue delazioni ha portato all’uccisione di tante persone. No ai revisionismi“.  Che la tredicenne Ghersi fosse una collaborazionista attiva è bella – chiedo perdono di servirmi dell’aggettivo – come barzelletta, perchè quell’adolescente le cui immagini note sono quelle di una bambina con il vestito della comunione, solo per assurdo può essere considerata una collaborazionista. Forse, per quello che ho letto su di un sito molto interessante, non schierato col fronte “pro targa Giuseppina Ghersi” preciso, una collaborazionista poteva essere una omonima Giuseppina Ghersi, inserita in un elenco di spie o presunte tali, che sul tale sito veniva pubblicato in stralcio; accanto al nome di questa persona una nota precisava che era solita pranzare e cenare in un albergo savonese dell’epoca. La bambina Ghersi, verosimilmente, avrà consumato i pasti – magri del periodo della guerra – con i genitori e non all’albergo tale! Comunque non sarebbe veramente il caso di continuare con simili discussioni a non finire! Che gli Estremisti di una parte si mettano bene in testa che nulla potrà riabilitare il fascismo ed il nazismo, nonostante tutta la caparbia propaganda che si fà in merito e, sul fronte opposto, altri Estremisti non possono continuare a non ammettere eccessi ed errori presenti sempre, anche nelle cause più nobili, e la Storia nè e piena di esempi. Del resto esistono, e sono fieramente portate avanti, campagne contro il Risorgimento, che cercano appigli in episodi vari, non smentiti dagli storici, per demolire e privare di valore tale fondamentale periodo storico per l’Unità nazionale. Comunque se la targa apposta in memoria di Giuseppina Ghersi rappresenta un ricordo, come si legge su di essa, per una ” vittima di ignobile viltà”  e non serve a strumentalizzare voglio anch’io, per quanto mi ripugni,lanciare una provocazione: perchè, se è vero che non si strumentalizza, se ci stanno veramente a cuore le vittime innocenti, e perciò solo, non dedicare una targa a Lizzie Van Zyl? Questo nome che qualcuno rifiuterà persino di ingegnarsi a leggere, era di una bambina boera, vittima ancora più assurda delle guerre degli adulti e per cui sarà ancora più difficile trovare il colpevole. Questa bambina il cui nome, e basta, come usa fare adesso, “cliccarlo”  sul noto motore di ricerca per averne notizie e scioccanti fotografie,  aveva la “colpa” di essere stata internata in un campo di raccolta di civili boeri che gli inglesi, durante le fasi finali del conflitto, in Sudafrica, con quel popolo di origine olandese, avevano “rinchiuso” non con intenti esplicitamente criminali ovviamente, per poter spaziare sul territorio sul quale ancora imperversava la guerriglia. Fatti avvenuti appunto verso il termine della seconda Guerra Anglo-Boera (1899 – 1902); nei campi di raccolta qualcosa non funzionò e divampò un’epidemia di tifo che portò alla morte, forse, di 27.000 persone!

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