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Uno sguardo al mondo: Paradise Papers

Il mondo della finanza è stato scosso negli ultimi tempi da un grande scandalo dei Paradise Papers, ovvero una serie di documenti in grado di far luce sul fenomeno dei conti offshore. Molti celebri nomi di persone, aziende, ragionieri e studi legali vi sono invischiati. Questi delicati documenti sono circa 13,4 milioni, dei quali ben 6,8 riguardano l’ufficio legale Appleby ed Estera, azienda fornitrice di servizi fiduciari e amministrativi. Appleby conta 470 dipendenti, 200 avvocati e 60 partner ed opera in svariate parti del mondo, come le Bermuda, Singapore, le Isole Cayman, le Seychelles, solo per citarne alcune. Per quanto riguarda l’origine, i documenti sono stati divulgati dal giornale tedesco Sǖddeutsche Zeitung, senza rivelarne la fonte. In sostanza, la diffusione di queste informazioni è estesa al pubblico mondiale, visto che coinvolge politici, ministri e uomini di spicco della nostra società. Il denominatore comune è sempre lo stesso: spostare ingenti quantità di denaro nei così detti paradisi fiscali, al fine di diminuire sensibilmente la pressione fiscale sul proprio patrimonio. Ma perché personaggi di fama mondiale, che conducono una vita molto meno complicata rispetto alla stragrande maggioranza della popolazione, devono aggirare il sistema finanziario del proprio paese? Tali manovre sottraggono milioni di euro ai governi, i quali, anche se non solo a causa di questo fenomeno, aumentano le tasse sulle persone comuni. Si dimostra ancora una volta la controversia di una società malata, all’interno della quale i pochi mirano a tenere tutto per sé, mentre in molti sono costretti a lottare per arrivare alla fine del mese, se non della giornata.

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